Intitolato il centro assistenza migranti dell’ospedale Civico di Palermo a Lucia Pepe, la mediatrice culturale morta prematuramente a 34 anni, impegnata in progetti di cooperazione tra Palermo e il Burundi.

Non a caso proprio a Palermo è stata aperta la Casa di Lucia per accoglienza mamme e minori stranieri nel capoluogo. Stesso progetto sarà aperto anche per giovani in Burundi. All’inaugurazione, voluta fortemente dalla direzione dell’azienda sanitaria e dal dottore Tullio Prestileo hanno preso parte il direttore sanitario Domenico Cipolla, il direttore amministrativo Vincenzo Barone, il presidente dell’ordine dei medici Toti Amato il responsabile del reparto oncologico Pierenrico Marchesa, frate Marco che ha letto un pensiero del cardinal di Palermo Corrado Lorefice.

Dopo la morte, di Lucia Pepe, la mamma Giuseppina Smeraglia e il papà Nuccio Pepe, entrambi medici, hanno fondato La Casa di Lucia Aps, un’associazione che vuole mantenere viva la memoria di Lucia nell’aiuto e nell’accoglienza delle persone in difficoltà.

“La casa di Lucia” è la casa per mamme e minori stranieri di Palermo: uno spazio sicuro, inserito nel circuito Sai della seconda accoglienza, dove trovare l’assistenza per le necessità quotidiane, sanitarie e formative. In Burundi, nel frattempo, a Bujumbura, sono iniziati i lavori per aprire una casa che offrirà sostegno e ospitalità a bambini/e e giovani che vogliono studiare per avere un futuro diverso che li allontani dalla povertà.
La Casa di Lucia sorge nel cuore del centro storico palermitano, in un immobile molto bello e spazioso, munito di quattro ampie stanze, un soggiorno e una terrazza.

“Desideriamo che Lucia possa continuare a vivere nelle opere e nei progetti di aiuto – dicono I genitori – che lei amava tanto. Dopo la sua morte, avendo ricevuto tantissimi messaggi di persone che la ricordavano con grande affetto, abbiamo pensato di portare avanti un progetto che mantenesse vivo tutto l’amore e l’impegno verso gli altri che lei aveva avuto. Con La Casa di Lucia vogliamo aiutare ed accompagnare le mamme verso un futuro autonomo di vita. Contemporaneamente, abbiamo raccolto dei fondi che permetteranno di aprire La Casa di Lucia in Burundi per quattro ragazze universitarie, quattro bambini e quattro giovani di scuola media e superiore”.