Con una nota inviata al Vice Presidente della Regione Gaetano Armao, Confimprese ha evidenziato i dati di una ricerca interna dalla quale emerge che una azienda su 4, anche in presenza di necessità di liquidità, neanche presenta richiesta di finanziamento mentre una azienda su tre non ha la patrimonialità necessaria ad ottenere finanziamenti.
Il tema del credito alle imprese – ha dichiarato il Coordinatore Regionale di Confimprese Giovanni Felice – è fondamentale per lo sviluppo della nostra regione, e per questa ragione esprimiamo un plauso all’iniziativa che prevede un fondo da 200 milioni di €uro per il sostegno al credito attraverso il sistema dei Consorzi Fidi.
Una misura ottima che però- continua Giovanni Felice – non è sufficiente a soddisfare le esigenze del sistema imprenditoriale siciliano in quanto un quarto delle aziende siciliane, pur in presenza i necessità di finanziamenti. non presenta nemmeno la domanda presso gli istituti bancari perché non ha i requisiti di accesso al credito a causa dell’iscrizione in una delle tante liste di proscrizione per motivi bancari nelle quali sono iscritti tantissimi imprenditori.
Secondo le nostre previsioni – insiste il coordinatore Regionale di Confimprese – le aziende degli “invisibili del credito” sono almeno il 20% delle aziende in attività quindi circa 100.000 per un totale di oltre 250.000 addetti. Chi vuole avviare una attività o non ha una storia bancaria negativa ha la possibilità di ottenere finanziamenti o come start up o tramite il “microcredito ”, strumento che a nostro avviso va potenziato a partire dal sistema bancario che fa riferimento alla Regione Sicilia, ma chi ha avuto un qualunque tipo di problema è espulso da qualsiasi possibilità di accedere al credito a prescindere dall’ammontare della richiesta, dal volume d’affari o dalla capacità reddituale.
È importante portare avanti le aziende sane, e consentire l’avvio di nuove attività, – ribadisce Giovanni Felice – ma c’è un sistema di aziende che si difende, che funge da welfare che rischia di sparire, e giornalmente ciò avviene, perché non può ricevere un prestito di poche migliaia di €uro, l’iniziativa che proponiamo, oltre che argine al sistema usuraio, serve a garantire occupazione e reddito alla platea di piccoli artigiani, piccoli commercianti di ambulanti regolari, che senza questo tipo di intervento rischiano di sparire con le conseguenze sociali che è facile immaginare.
Non va sottovalutato il rischio che questa numerosissima platea – conclude Giovanni Felice- sia “accolta” dal mercato dei prestiti parallelo, cioè dal sistema usuraio, che spesso è collegato al sistema mafioso. Aldilà dell’arricchimento del sistema mafioso che questo provoca, spesso si ingenera un sistema di “fidelizzazione” di questi cittadini che si sentono “salvati” dagli usurai e abbandonati dalle istituzioni. Tale sistema finisce anche per influenzare la capacità di controllo del territorio da parte delle varie mafie.
Noi proponiamo è l’istituzione di un fondo di rotazione a cui possono attingere le aziende che hanno i problemi bancari che abbiamo descritto, di 20 milioni di €uro che potrebbero essere recuperati o destinati specificatamente a questa misura, dai 200 milioni che sono destinati a favorire il credito in Sicilia. Il predetto fondo serve a garantire il 90% dei prestiti erogati, ad un tasso ordinario, ma con una quota destinata a rimpinguare il fondo di garanzia. Questa misura oltre che a rappresentare una reale misura di contrasto al fenomeno dell’usura, è una misura che serve a mantenere e migliorare l’occupazione, tanto che una iniziative simile è stata fatta in una altra regione utilizzando risorse Comunitarie.
L’auspicio è che il Vice Presidente Armao in prima battuta, la Giunta di Governo e l’ARS condividano lo spirito di questa iniziativa e varino al più presto, per le parti di competenza quei provvedimenti necessari a rendere una misura di questo genere che interessa quasi il 5% DELLA POPOLAZIONE SICILIANA.