Avevano a disposizione cellulari nel carcere Ucciardone per poter telefonare, inviare e ricevere messaggi. A scoprirlo nei mesi scorsi era stata la polizia penitenziaria, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis (oggi a capo della Dda di Agrigento) e del sostituto procuratore Giorgia Spiri, che in queste settimane ha chiesto il processo per ben 30 detenuti, tra cui diversi palermitani. La prima udienza – dopo il decreto di citazione diretta a giudizio – è fissata per il 23 dicembre davanti alla quinta sezione del tribunale monocratico.
Gli imputati palermitani sono 6 e si tratta di Antonino Francesco La Mattina, Pasquale Falco, Rosalia Martina Daricca, Roberto Lo Coco Cipollina, Vito Santini ed Enrico Barone. Sono 9 invece quelli originari di Catania e provincia: Antonio Nigito, Roberto Caponetto, Salvatore Franceschini, Angelo Nicolosi, Maurizio Vaccalluzzo, Massimiliano Scalia, Andrea Musumeci, Cristian Pagano (Acireale) e Ignazio Sicurello (Paternò).
Nell’elenco ci sono poi Christian De Simone di Siracusa e Maurizio Miano di Augusta, Salvatore Camilleri (Agrigento) e Filippo Cutaia (Canicattì), Graziano Gaspare Romano e Emanuele Curvà, entrambi di Gela, Gaetano Ardizzone e Davide Russo, entrambi di Messina, e Francesco Cordaro di Erice.
Imputati anche un napoletano, Castrense Carandente, un milanese, Giovanni Glorioso (più precisamente di Vizzolo Predabissi), un albanese Jonuz Sheshi, due tunisini, Naim China e Riad Lassoud, un senegalese, Leopold Diame.
Un detenuto nella nona sezione ha cercato di togliersi la vita è ed è stato salvato in extremis dal personale in servizio alla casa di reclusione maresciallo Calogero Di Bona “Ucciardone “. Lo riferisce Il delegato nazionale Fsa-Cnpp Maurizio Mezzatesta che si congratula con i colleghi per avere dimostrato massima professionalità per aver gestito una situazione così delicata. “Sono stati gli agenti a prestare i primi soccorsi, in attesa dell’arrivo del personale medico, sopraggiunto nell’immediatezza, salvando in extremis la vita al detenuto che si è provocato ferite in modo grave al collo ed alle braccia – continua Mezzatesta – Il personale durante i consueti e frequenti giri di controllo ha prestato soccorso al detenuto che perdeva molto sangue. Le ferite sono state tamponare con le asciugamani poi il detenuto è stato affidato al personale sanitario del carcere ed è stato traportato in ospedale”. Un intervento tempestivo che ha salvato la vita di un uomo. “L’intervento dei poliziotti – conclude Mezzatesta – è stato tempestivo nonostante i colleghi sono stremati dai carichi di lavoro sproporzionati, dalla carenza di personale, e dal caldo asfissiante, e alla struttura obsoleta e non a passo con i tempi. Lo diciamo da anni la nona sezione è da chiudere”.