Quando la partita di stupefacente era scadente il clan palermitano si infuriava. Perché il venditore avrebbe dovuto dirlo ed eventualmente garantire il giusto prezzo. Storie di vita quotidiana all’interno dei clan Palermitani che sono venute alla luce nell’ambito dell’operazione “Green gold” scattata all’alba di ieri sull’asse Palermo, Calabria e Campania sul traffico di droga nell’ambito dell’operazione “Gold green”. Dei 15 arrestati nell’operazione antidroga tra Palermo e Africo Nuovo, in provincia di Reggio Calabria, 13 sono tutti Palermitani. Il blitz è stato messo a segno dai carabinieri del reparto operativo di Palermo.
Il collegamento tra Palermo e la Campania veniva retto da Federico La Rosa, palermitano di 62 anni, allevatore di cavalli, che utilizzata dei termini criptici per evitare di far capire in realtà di cosa stesse parlando. Singolare una conversazione con tale Andrea Esposito, napoletano di 56 anni, che sarebbe stato il suo approvvigionatore. Tra i due si innesca un dialogo e si parla di “cavallo zoppo” che in realtà, secondo quanto interpretato dai carabinieri, altro non era se non una partita di droga di qualità scadente. Si parla di stupefacente pagato intorno ai 40-42 mila euro al chilogrammo, prezzo in effetti compatibile con quello della cocaina e che sarebbe stato sicuramente spropositato se applicato all’effettiva pesatura di un cavallo. Un prezzo eccessivo proprio perché la qualità della polvere bianca sarebbe stata ritenuta non buona.
La Rosa interloquisce con Esposito e gli dice che lo stupefacente acquistato da “manine d’oro”, personaggio non identificato, non è buono. “Io me ne sono dovuto andare e non l’ho visto a manine d’oro… Non è che tu potresti accennare il discorso di questo cavallo e mi fai sapere come mi debbo comportare… Spiegagli la situazione, gli dici il discorso a dire gli ha dato il cavallo, il cavallo è zoppo non può camminare… Mica posso tenere questo cavallo messo nel box così… E’ una cosa controproducente… Vediamo come meglio ci possiamo aiutare, si prende questo cavallo oppure decide lui quello che vuole fare”.
In altre conversazioni gli inquirenti sono riusciti anche a capire il metodo di suddivisione della città per lo spaccio di stupefacenti. Sempre parlando con tale Esposito, La Rosa sosteneva che si era diviso con Angelo Costa la città di Palermo, che era stata ripartita in due zone di competenza limitatamente allo spaccio di stupefacenti. Captato anche un dialogo in cui La Rosa parlava di un incontro avuto con Costa e con il “nonno”, identificato in Calogero Lo Presti detto Pietro, storico capo mandamento di Porta Nuova.