- Catalogatori, sit in davanti all’assessorato per i Beni culturali
- “Samonà prenda atto dell’urgenza e ci convochi al più presto”
- Sindacati annunciano “muro contro muro”
Sit in dei catalogatori siciliani oggi davanti all’Assessorato regionale per i Beni culturali. I lavoratori, da mesi ormai in stato di agitazione, si sono riuniti in piazza Croci a Palermo per chiedere d’incontrare l’assessore Alberto Samonà e avere finalmente delle risposte sulla vertenza che li riguarda. Secondo una legge del 2007, infatti, sarebbero dovuti passare tra i ranghi dei dipendenti regionali ma, a distanza di 14 anni, e nonostante una sentenza della Corte Costituzionale che riconosce il loro diritto a passare di ruolo, ancora tutto tace.
Dimenticati dal Governo Musumeci
“Non possiamo più aspettare – dicono Franco Campagna della Fp Cgil, Fabrizio Lercara della Cisl Fp e Gianni Borrelli della Uil Fpl –. L’assessore ci ha fatto sapere attraverso i suoi collaboratori che ‘ci incontrerà nelle prossime settimane’ ma non è una risposta che possiamo più accettare. Si tratta di lavoratori, vincitori di concorso nel lontano 2002, che da troppi anni reggono interi uffici del settore dei Beni culturali senza avere alcun riconoscimento, ma il governo Musumeci sembra averlo dimenticato”. Secondo i sindacati è stato dimostrato, con un documento siglato dal compianto assessore Sebastiano Tusa, che la Regione conseguirebbe anche un guadagno di circa 1,4 milioni di euro all’anno dalla stabilizzazione di questo personale.
Attesa la convocazione dell’assessore
“Il Governo – aggiungono -, quindi, si assuma subito la responsabilità di questa situazione e ci dica quali sono i piani a breve termine per il personale catalogatore. Non c’è più tempo da perdere”. “Da parte nostra – concludono i sindacalisti – non passerà giorno senza che le nostre segreterie chiamino in assessorato per ottenere una convocazione e risposte precise e puntuali. Se non ci ascolteranno, la mobilitazione diventerà ancora più serrata, a scapito anche del funzionamento di interi uffici e con conseguenze anche sui servizi per i cittadini siciliani”.
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