I giudici della sesta sezione della cassazione hanno riformulato la sentenza d’appello del processo “Game over” su mafia e scommesse a Partinico.

La posizione di Ninì Bacchi

Per l’imprenditore Ninì Bacchi, di Partinico ritenuto la mente di questo sistema di scommesse con l’appoggio della mafia, viene confermato il concorso esterno in associazione mafiosa ma vengono meno le aggravanti di reimpiego delle somme e utilizzo di armi. Per questi due capi d’imputazione tutto rimandato in appello per riesaminare la pena che era stata inflitta a 13 anni e 9 mesi che dunque si dovrebbe andare a ridimensionare.

“Ci riteniamo soddisfatti – affermano i due legali di Ninì Bacchi, Antonio Maltese e Daniele Francesco Lelli – anche perché la sua posizione era molto complessa, però la Cassazione comunque ha accolto una parte del nostro ricorso. Benedetto Bacchi ribadiamo che non è mafioso, è un concorrente esterno, è ritenuta persona che nella sua carriera in un modo o nell’altro comunque ha avuto contatti con la mafia ma è estraneo alle logiche mafiose tanto che due delle aggravanti del 416 bis sono state escluse”.

Assoluzioni e condanna confermata

Anche per altri due imputati, Salvatore Ingrasciotta e Antonio Grigoli, le pene saranno da riformulare secondo quanto stabilito nell’ordinanza dalla suprema corte.

Per altri 9 invece è arrivata l’assoluzione: Francesco e Fabio Lo Iacono, Maurizio Primavera, Maicol Di Trapani, Alessandro Lizzoli, Domenico Bacchi, Alessio Vito Di Trapani, Giuseppe Italo Pecoraro e Diomiro Alessi. Una sola la condanna confermata, quella a Francesco Paolo Pace che quindi ha avuto inflitti in via definitiva 3 anni e 4 mesi.

Condanna a 14 anni di carcere la sorella di Matteo Messina Denaro, avrebbe gestito la famiglia con i pizzini

Il gup di Palermo Clelia Maltese ha condannato a 14 anni di carcere la sorella di Matteo Messina Denaro, Rosalia, accusata di associazione mafiosa aggravata e ricettazione. Il processo si è svolto col rito abbreviato.  La donna è in carcere da marzo del 2022. Secondo l’accusa, rappresentata in aula dal pm Gianluca De Leo, avrebbe aiutato per anni il fratello a sottrarsi alla cattura e avrebbe gestito per suo conto la “cassa” della “famiglia” mafiosa e la rete di trasmissione dei ‘pizzini’, consentendo così al capomafia di mantenere i rapporti con i suoi uomini durante la sua lunga latitanza.

La sorella del boss è stata arrestata a per associazione mafiosa.

Il tribunale nella sua accusa parla di “una stretta, protratta e variegata compenetrazione della donna con Cosa Nostra” e di un suo “contributo radicato e stabile offerto all’interno dell’associazione in più ambiti come il coordinamento del sistema di trasmissione delle comunicazioni in modo continuativo e fiduciario”.