Cambia sede l’inchiesta per sequestro di persona aperta a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini in merito al trattenimento sulla nave Diciotti dei migranti soccorsi in mare dalla Guardia Costiera il 16 agosto scorso.
Il tribunale dei Ministri di Palermo si è spogliato del caso e ha trasmesso gli atti alla Procura dichiarandosi territorialmente incompetente a indagare.
Il tribunale dei ministri di Palermo che indagava Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti, nel dichiararsi territorialmente incompetente, ha indicato in Catania la sede giudiziaria idonea a proseguire l’inchiesta. La Procura del capoluogo siciliano, a cui i giudici hanno mandato il fascicolo, dovrà ora inviare le carte ai pm etnei perché li girino al tribunale dei Ministri del luogo. Salvini è indagato di sequestro di persona. Quello della competenza era il primo nodo da sciogliere. In via preliminare dunque i magistrati hanno stabilito che la presunta condotta illecita del ministro sarebbe partita nelle acque di Catania, dove la Diciotti è stata ferma per giorni in attesa del sì allo sbarco dei profughi, e non nel mare di Lampedusa, dove un primo gruppo di migranti in precarie condizioni di salute venne fatto approdare per quello che evidentemente i magistrati hanno ritenuto un mero scalo tecnico.
L’inchiesta a carico del ministro e inizialmente del suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi, poi uscito dall’indagine, è partita ad Agrigento: i pm della città dei templi ritennero infatti che il reato fosse stato commesso nelle acque di Lampedusa. Ipotizzando il coinvolgimento di un esponente dell’esecutivo, furono costretti a passare la carte a Palermo che, come prevede la legge, mandò tutto al locale tribunale dei ministri. Nei giorni scorsi il tribunale dei Ministri ha sentito alcuni funzionari del Viminale e ufficiali della Guardia Costiera per cercare di ricostruire la “catena di comando” attraverso cui passò il divieto di sbarco dei migranti trattenuti a bordo della Diciotti e stabilire così il luogo in cui il reato è stato consumato. La risoluzione della vicenda era particolarmente complessa visto che il divieto del Viminale non è mai stato formalizzato attraverso ordini scritti. Per la vicenda Diciotti, Matteo Salvini, lo scorso 7 settembre, ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Palermo per sequestro di persona. Il tribunale, composto dai giudici Filippo Serio, Fabio Pilato e Giuseppe Sidoti, aveva 90 giorni per svolgere gli approfondimenti necessari a decidere se archiviare o mandare gli atti in procura perché si chiedesse l’autorizzazione a procedere al Senato a carico del ministro. I magistrati, alla luce delle testimonianze acquisite e dei dati raccolti, si sono fermati evidentemente a una valutazione preliminare ravvisando l’incompetenza territoriale e non approfondendo il merito.
“Incredibile, continua l’inchiesta su di me: sarei un sequestratore (rischio 15 anni di carcere) per aver fermato in mare una nave carica di immigrati. Ora l’indagine, partita da Agrigento, passerà da Palermo a Catania… Ma chiudetela qui e lasciatemi lavorare!”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini, commentando la notizia.
AGGIORNAMENTO Sono arrivati alla Procura Distrettuale di Catania, diretta dal procuratore Carmelo Zuccaro, gli atti dell’inchiesta. Il fascicolo, inviato dalla Procura di Palermo dopo che il tribunale dei ministri del capoluogo si è dichiarato territorialmente incompetente, sarà trasmesso al Tribunale dei ministri di Catania. Lo compongono tre giudici sorteggiati, come dice la legge, tra i magistrati del Distretto della Corte d’appello. Formano il collegio Nicola La Mantia, sezione civile fallimentare di Catania; Paolo Corda, della quinta sezione penale del Tribunale di Catania, e Sandra Levanti, della sezione civile del Tribunale di Ragusa. Altri tre giudici sono supplenti.