“Quando l’ho comunicato alle mie figlie hanno fatto i salti di gioia. Quasi non credevano a quello che gli stavo dicendo. Siamo felici nonostante la consapevolezza di dover affrontare altri sacrifici. Ma finalmente la mia famiglia ha un tetto sulla testa”. Non riesce a trattenere la commozione Enzo Di Piazza, palermitano di 45 anni.
La sua battaglia per ottenere una casa, sposata da BlogSicilia, si è finalmente avverata.
Per tre mesi Enzo, che non si è mai arreso un solo giorno, ha girato per gli uffici del Comune di Palermo cercando di far valere il suo diritto a quella casa che gli era stata assegnata ma che poi era ‘sfumata’ probabilmente per un errore di comunicazione o a causa di pastoie burocratiche proprio tra gli uffici del Comune.
“Voglio ringraziare – dice adesso – il sindaco Orlando che è intervenuto, leggendo le carte e rendendosi conto che le cose stavano come dicevamo noi, e che quella casa spettava a noi. Ci ha chiesto di pazientare ma ha mantenuto la sua promessa di tirarci fuori da questa brutta situazione. Ringrazio anche Diego Bellia che lavora nella segreteria del sindaco, e i consiglieri comunali Valentina Chinnici e Fausto Melluso che erano intervenuti in aula in merito alla nostra vicenda. E poi, soprattutto Tony Pellicane, portavoce del Comitato di Lotta per la Casa che mi è stato accanto come un fratello”.
Una condizione assai difficile quella dei Di Piazza, Enzo, la moglie e quattro figlie, due delle quali minorenni.
I problemi di Enzo erano iniziati nel 2007, quando a causa di un brutto incidente, aveva perso il lavoro, non riuscendo più a pagare l’affitto di casa. Era arrivato il primo sfratto per morosità, il girovagare della famiglia tra diversi alloggi, seguito da altri sfratti.
I Di Piazza si erano ritrovati a vivere in povertà e tra mille difficoltà.
Presi in carico dai servizi sociali del Comune, erano stati inseriti in un progetto definito “accompagnamento all’autonomia abitativa”. E’ un budget economico che il nucleo familiare può utilizzare per pagarsi un affitto per un periodo massimo di due anni. Ma trovare casa con i pochi soldi a disposizione era assai difficile: Enzo e famiglia avevano vissuto anche in case vacanze e b&b, nei posti più economici.
La famiglia Di Piazza, che è anche in graduatoria di emergenza abitativa, aveva accettato tutti i progetti che il Comune gli aveva proposto negli anni, sempre con la speranza di ottenere una casa.
Il 20 aprile scorso, tutto sembrava essersi risolto. Enzo era stato convocato dai servizi sociali. Alla famiglia era stato dato appuntamento davanti a un palazzo nella zona di corso Calatafimi. Si trattava di un alloggio confiscato alla mafia da auto-recuperare.
I Di Piazza avevano visitano l’appartamento. Enzo e la moglie avevano accettato subito, nonostante nella casa fossero necessari lavori di manutenzione nel vano cucina e il ripristino dell’impianto elettrico ed idraulico. Quella casa era perfetta per le loro esigenze.
La famiglia aveva accettato l’alloggio nelle condizioni in cui si trovava.
Ai Di Piazza era stato comunicato, da un funzionario del settore Risorse immobiliari del Comune di Palermo, e da una assistente sociale, presenti all’incontro, che entro un paio di giorni gli sarebbero state consegnate le chiavi e si sarebbe proceduto anche alla consegna ufficiale dell’alloggio. Invece di giorni ne erano passati otto.
Allora Enzo si era recato al settore Dignità dell’Abitare per chiedere delucidazioni scoprendo che l’appartamento era stato assegnato ad un altro nucleo familiare.
Va precisato che anche l’altra famiglia, composta da sei persone ma senza minori, è iscritta alla graduatoria di emergenza. Enzo però aveva denunciato: “Ho scoperto che hanno comunque un reddito. Non credo che abbiano bisogno quanto me”.
Enzo aveva dunque presentato una querela alla Guardia di Finanza non ritenendo che l’iter amministrativo fosse proseguito in maniera corretta ed una istanza di autotutela con la quale aveva chiesto all’amministrazione comunale di annullare il provvedimento dirigenziale che aveva assegnato la casa all’altra famiglia.
Enzo e la sua famiglia, dall’agosto scorso, hanno vissuto in due locali attigui ad un istituto di suore cappuccine. Una casa minuscola per sei persone più il cane. Per quasi un anno, Enzo ha dormito su un divano in cucina, la moglie e la figlia più piccola hanno condiviso un letto ad una piazza, sempre in cucina. Le altre due stanze sono state occupate dalle altre tre figlie.
Una ‘soluzione tampone’, secondo le intenzioni del Comune, ma durata anche troppo a lungo.
Adesso finalmente è arrivata la casa per i Di Piazza.
“Adesso che abbiamo una casa – conclude Enzo, che è già impegnato nei lavori di ristrutturazione – per me inizia un’altra lotta, quella per ottenere un lavoro. Sono disposto anche ad andare fuori Palermo ma con la tranquillità di sapere che la mia famiglia è al sicuro. Ringrazio ancora tutti quelli che mi sono stati vicini per riuscire a venire a capo di questa paradossale vicenda che ci ha riguardato. Tra qualche giorno ci trasferiremo nella nostra nuova casa, inizierà la nostra nuova vita”.
Quando ci eravamo occupati dei Di Piazza la prima volta, avevamo interpellato l’assessore alla Cittadinanza solidale, Cinzia Mantegna.
L’assessore, con molta gentilezza ci aveva risposto: “La famiglia Di Piazza è già stata ascoltata e presa in carico dai Servizi sociali”. Le avevamo chiesto se c’era stato un errore nell’assegnazione dell’alloggio.
Mantegna ci aveva spiegato: “Non c’è stato nessun errore. Probabilmente c’è stato in qualche modo un equivoco o un problema di comunicazione rispetto al fatto che la casa era stata visionata ed assegnata. Quella della famiglia di Piazza è una situazione delicata che stiamo cercando di risolvere. Ci stiamo impegnando veramente tanto per aiutare la famiglia ad uscire da questo problema di marginalità”.
Alla famiglia Di Piazza vanno i nostri migliori auguri per un futuro sereno.