Le indagini dei finanzieri hanno fatto emergere che le donne impiegate nella casa di riposo Villa Valenti percepivano da 700 euro a 500 fino a 350 euro al mese. Per l’Inps in quella struttura non risultavano dipendenti.
Le posizioni lavorative erano sospese. Ed invece Mary, Rosy e Concetta lavoravano ben oltre l’orario di lavoro previsto dal contratto nazionale. Approfittando dello stato di bisogno venivano retribuite con una paga orario di poco meno di 3 euro l’ora. Ben lontano da 1.300 euro mensili previsti dal contratto di lavoro.
Tra l’altro la legge regionale prevede diverse figure per la gestione della struttura. Che secondo quanto accertato dai finanzieri erano previste solo sulla carta. Come accertato dalle riprese delle telecamere piazzate dai finanzieri nella struttura. I turni di mattina iniziavano alle 6.30 e finivano alle 13 e 30 quelli di pomeriggio dalla 13 e 30 fino alle 20.30.
Il servizio notturno dalle 19.30 alle 7.30. Qualcuna di loro faceva anche straordinari e si fermavano anche la notte se era necessario. Una loro collega aveva trovato un altro lavoro ed era stata assunta in un’altra struttura. “Mary non viene più. Mary ha preso il posto tutto e buono e benedetto – diceva una dipendente al telefono – messa in regola, tredicesima, quattordicesima, le ferie le vacanze. Ha trovato il posto in regola perché lei prendeva il reddito di cittadinanza, l’hanno chiamata e messa in regola. Noi che abbiamo qui, niente”.
L’indagine sulla gestione della casa di riposo per anziani Villa Valenti inizia da una denuncia presentata dal figlio di una donna morta che era stata assistita dalla struttura.
L’uomo ha raccontato che la madre era stata inserita nella casa di riposo nel giugno del 2021 era morta il 28 gennaio del 2022 dopo un ricovero in ospedale a Villa Sofia avvenuto il 24 gennaio troppo tardi viste le condizioni di deperimento della madre. Condizioni serie accertare e dichiarate anche dal primario del pronto soccorso di Villa Sofia.