Si è concluso il comitato per l’ordine e la sicurezza in prefettura a Palermo per l’affidamento della casa confiscata in via Decollati. I lavori dell’abitazione appartenuta al boss Leonardo Algeri sono stati ultimati. L’assessore comunale Fabrizio Ferrandelli nel corso dell’incontro ha ribadito che sono stati completati e consegnati i lavori di ristrutturazione che riguardavano la realizzazione degli infissi e delle cancellate e i lavori di tinteggiatura.
Sono già attive 3 telecamere, una sul portone, una sul vicolo e una sulla strada collegate direttamente alla nostra centrale in control room della polizia municipale. E’ stato confermato che c’è già una nuova famiglia pronta per l’inserimento.
E’ stato confermato il mantenimento del presidio fisso e a breve l’inserimento di quella che è la quinta famiglia che cerca di prendere possesso dell’abitazione. Ricordiamo che in questi mesi ben quattro nuclei familiari che non avevano un’abitazione che fino adesso è riuscito a mettere piede a causa delle ritorsioni e delle minacce, in arrivo puntuali dall’entourage del boss attualmente in carcere. Anche la quarta famiglia che in un primo momento sembrava disposta ad accettare l’appartamento qualche giorno fa ha rinunciato ufficialmente all’alloggio pur avendo provato a resistere alla pressioni e persino al lancio di un pacco incendiario sul balcone in piena notte.
Il bene è stato destinato al Comune per fini sociali, come appunto l’emergenza casa, ma al momento non è stato ancora abitato. Dal lancio dell’involucro che è andato in fiamme è trascorso oltre un mese durante il quale l’amministrazione comunale ha messo in sicurezza la casa. Lo scorso settembre, nel giro di 48 ore, l’hanno rifiutata ben tre nuclei di senzatetto: due non hanno neppure firmato l’accettazione, il terzo che aveva detto di sì, è stato poi costretto a scappare in piena notte.
Fino ai primi di settembre, infatti, al civico 30 di via Decollati viveva la figlia del boss, incinta di otto mesi, con un bimbo di cinque anni. Il Comune credeva che l’immobile fosse vuoto. Invece l’abitazione era ancora abitata dalla famiglia del mafioso.
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