“Alla responsabile del pronto soccorso di Patti, al coordinatore, a tutto il personale, medici, infermieri, operatori socio sanitari e Ausiliari il sostegno della società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu) sezione Sicilia per aver dato risposta alle domande di aiuto degli utenti; ed un ringraziamentoa tutti i professionisti dell’emergenza-urgenza che nella nostra isola tra mille fatiche, rinunce personali e facendo da parafulmine a tutte quelle “scariche” di disapprovazione che da più parti stanno piovendo sulla nostra categoria, manterranno comunque standard adeguati alle richieste di salute della popolazione.

Chi deve pagare veramente? Noi un’idea ce l’abbiamo. Ma vi spoileriamo il finale: tra qualche anno pagheremo tutti. E la pagheremo cara. Ben più cara della prestazione privata offerta successivamente all’utente. E quel cartone ce lo sogneremo”. Lo dice Giovanni Noto presidente Simeu Sicilia in merito alla vicenda della frattura fasciata con il cartone perché non c’erano le stecche in ospedale.

Le parole di Noto

“Noi siamo quelli che teniamo in vita un sistema sanitario in caduta libera. Tra primari che fanno notti, dirigenti che non vanno in ferie rinunciando anche ai riposi, tra operatori dell’emergenza-urgenza stremati da turni sempre più pesanti ed utenti che affollando le nostre sale d’attesa richiedono continuamente aiuto, a fare notizia è un tutore di cartone confezionato da personale che pur di fornire un servizio improvvisa una medicazione che farebbe (fa!) scandalo se non fosse che è lo specchio di una sanità siciliana (italiana?) che fa acqua da tutte le parti; e con l’acqua il cartone si è sciolto. Con chi prendersela? Con chi è in prima linea – aggiunge Noto – Con chi fa di tutto pur di non chiudere. Con chi difende il servizio sanitario nazionale rinunciando a tanto pur di garantire ciò che altri dovrebbero”

“La sanità pubblica sta morendo”

Continua Noto: “La sanità pubblica sta morendo. E non certo per colpa di chi confeziona stecche di cartone. Scandalo che ha attivato la caccia alle lepri. Ma succede che invece di sparare alla preda si colpisca il cane. Noi cani siamo stanchi. Di abbaiare richieste d’aiuto che non vengono ascoltate dai nostri rappresentanti istituzionali. E di drizzare le orecchie alle finte dichiarazioni di solidarietà dei politici di turno o peggio al j’accuse bipartisan che in vicende come questa è solidale nell’indicarci come i colpevoli”.

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