Il settore della pesca siciliano è in ginocchio a causa dell’aumento del prezzo del gasolio. I pescatori dell’Isola non riescono più a reggere. A confermarlo è anche uno studio di Uila Pesca e Nisea, con il contributo della direzione generale Pesca, nell’ambito del programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura 2022-2024.
Lo studio conferma il grido di allarme lanciato dal settore la cui sopravvivenza è a rischio e l’urgenza d’intervenire per tutelare la pesca italiana. “I dati previsionali – dice Enrica Mammucari, segretaria generale Uila Pesca – ci dicono che nel 2022, come effetto dell’aumento del costo del gasolio, i ricavi medi delle aziende di pesca non riusciranno a coprire i costi fissi, con conseguenze drammatiche dal punto di vista occupazionale. In media, negli ultimi due anni, la perdita media di profitto per ogni peschereccio e’ stata del 83%, mentre il reddito dei lavoratori si è ridotto di oltre il 33%”.
Lo studio è stato presentato questa mattina, a Palermo, nel corso di un incontro svolto presso il Centro di documentazione e studi “Gaetano Pensabene”. “Le cause di questo declino sono molteplici, vanno oltre l’emergenza “caro gasolio” e molte di esse sono cronicizzate nel tempo, come: la riduzione delle giornate di pesca imposta dai regolamenti comunitari, la mancata attuazione della Cisoa pesca, quale strumento di sostegno al reddito dei lavoratori nei casi in cui sia impossibile uscire in mare, la scarsa capacità dei pescatori d’incidere sulla catena del valore delle produzioni.”
“I pescatori devono essere messi in condizione di poter cogliere nuove opportunità di sviluppo nell’innovazione tecnologica e nell’attuazione di strategie commerciali efficaci, investendo sui progetti di filiera e sulle attività connesse alla pesca, attraendo nuova occupazione, anche recuperando competenze tradizionali straordinarie di un antico mestiere” ha proseguito la segretaria generale. “Al Governo e al Ministro Lollobrigida in particolare chiediamo di confrontarsi con le parti sociali del settore e di dare ascolto alle nostre istanze. Siamo, infatti convinti che l’Italia possa giocare un ruolo importante in Europa per invertire la rotta di politiche comunitarie che sembrano considerare la pesca come la sola causa dell’ impoverimento delle risorse e che sono unicamente orientate verso la riduzione dello sforzo di pesca e troppo spesso disattente alla dimensione sociale ed economica del settore.