Mattinata di protesta all’università di Palermo contro l’aumento del costo della vita, che sta avendo conseguenze anche sugli studenti universitari e le loro famiglie. Anche a Unipa nasce la campagna che, partita da Londra, sta facendo il giro dell’Europa: “Studenti in lotta – Noi non paghiamo”.
“C’è la crisi energetica, dicono. Le speculazioni delle multinazionali dell’energia dimostrano che, come sempre, i costi delle crisi vengono interamente scaricati verso il basso fino a impedirci di accedere al nostro diritto allo studio, schiacciati dai sacrifici che noi studenti e le nostre famiglie dovremo compiere.
Caro affitto, caro bollette, tasse universitarie e chi più ne ha più ne metta. E si aggiungano pure le spese (tutte a carico nostro) per il trasporto urbano e per i materiali didattici. L’abbonamento integrato metro-bus-tram a Palermo, avviato lo scorso 6 agosto, costa 50€ al mese, mentre per l’acquisto dei libri di testo sono necessarie diverse centinaia di euro l’anno” – spiega Giovani Castronovo, fuori sede di Palma di Montechiaro e uno dei fondatori della campagna “Studenti in lotta – Noi non paghiamo”.
Gli studenti questa mattina hanno protestato davanti gli uffici dell’Ersu: “quanto costa il nostro futuro?” si chiedono. Infatti, mentre il costo degli affitti a Palermo aumenta e le bollette volano alle stelle, neppure l’Ersu, l’Ente che dovrebbe garantire il diritto allo studio, riesce ad assicurare copertura economica a tutti gli studenti che ne avrebbero bisogno. È una battaglia antica all’università di Palermo, è quella degli idonei non assegnatari di borse di studio e posti letto.
“Il 23 settembre sono state pubblicate dall’ERSU di Palermo le graduatorie degli studenti assegnatari di posto letto. Ancora una volta abbiamo visto apparire la dicitura di “studente idoneo non assegnatario”.
L’Ersu, che dopo tre anni accademici in pandemia in cui gli studentati erano vuoti e gli enti preposti al diritto allo studio avevano la possibilità di richiedere finanziamenti di diverso tipo per la ripresa dalla crisi post pandemica, anche quest’anno presenta la procedura di sfratto a molti studenti che non risultano più assegnatari di posto letto (nonostante siano idonei) e devono lasciare le proprie camere in una settimana. Molti altri, allo stesso modo, non avranno mai diritto ad accedere a una stanza, in quanto i posti letto sono in numero molto inferiore rispetto alle richieste. Ci chiediamo se studiare sia ancora un diritto o sia piuttosto diventato un lusso” – conclude Castronovo.