Proseguono gli accertamenti dei carabinieri nell’ultimo covo del boss Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara. I Ris con l’utilizzo di un apparecchio sonar scandagliano centimetro per centimetro le pareti a caccia di eventuali vani nascosti.
Altri uomini dell’Arma muniti di martello pneumatico forano il pavimento alla ricerca di nascondigli sotterranei. Dall’arresto del capomafia, avvenuto i 16 gennaio, sono state decine le case perquisite e controllate.
Oltre al covo di vicolo San Vito, la stanza segreta trovata nell’appartamento di un ex indagato per mafia e il primo immobile in cui il padrino si è nascosto in paese, sono state setacciate le proprietà di fiancheggiatori e dei loro familiari.
“La presenza della Commissione regionale antimafia oggi a Castelvetrano è un segnale chiaro di aiuto e di conforto a tutti noi”. Lo ha detto il sindaco di Castelvetrano Enzo Alfano che stamattina a palazzo Pignatelli ha accolto i componenti della Commissione. Castelvetrano è la città natale di Matteo Messina Denaro, il boss arrestato il 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza. “La Commissione ascolterà tutti i 25 sindaci della provincia e e questo rappresenta l’ulteriore segnale che si vuole creare un rapporto di vitalità di ordine economico e sociale in tutta la provincia”, ha concluso Alfano.
“Partiamo da quegli applausi di lunedì 16 gennaio e ora bisogna dare voce e sostegno all’antimafia diffusa”. Lo ha detto il presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici prima dell’inizio dei lavori a palazzo Pignatelli a Castelvetrano dopo l’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro il 16 gennaio scorso.
“Dobbiamo sostenere con strumenti le forze dell’ordine – ha aggiunto – e dobbiamo alzare lo sguardo verso quel rapporto tra la borghesia mafiosa e il sistema massonico in questa provincia”. Poi Cracolici ha ribadito che “Castelvetrano deve acquisire la consapevolezza del suo riscatto, la città deve sapere andare oltre la rappresentazione. Questo territorio, del resto, è ricco di imprenditori ed è la patria delle olive da mensa”, ha detto.
“L’antimafia è una parola che mi auguro vada in quarantena permanente, perché è una parola dietro cui in tanti si sono nascosti e si nascondono”. Così don Luigi Ciotti, fondatore e presidente del Gruppo Abele e di Libera, dal palco del dodicesimo congresso della Cgil Piemonte, a Venaria (Torino). “Si sta passando dal crimine organizzato al crimine normalizzato – ha detto don Ciotti -. Avete visto quanto spazio hanno dato per l’arresto di una persona , dimenticando che c’è un sistema. Tutta questa enfasi sull’arresto di Messina Denaro quando le mafie sono ancora più forti e si sono globalizzate”. “Si spara di meno – ha aggiunto don Ciotti – e allora si ha l’idea che le mafie siano più deboli e invece sono più forti. Non hanno bisogno di sparare perché hanno già connessioni con segmenti politici ed economici e con poteri forti e massoneria deviata”. Secondo don Ciotti “se la politica non affronta i problemi reali cioè le politiche sociali, diventa criminogena”.
“La caccia al boss Matteo Messina Denaro, durata 30 anni, può intendersi come una partita. C’è un primo tempo in cui lui ha avuto il favore della latitanza per tutti questi anni ma ora è arrivato il secondo tempo in cui lo Stato sta ribaltando il risultato”. Lo ha detto il sindaco di Campobello di Mazara Giuseppe Castiglione appena arrivato al palazzo Pignatelli di Castelvetrano dove sono riuniti la Commissione regionale antimafia e il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. A Campobello di Mazara è stato trovato il covo dove, almeno negli ultimi sei mesi, ha vissuto il boss prima di essere arrestato lo scorso 16 gennaio. Il sindaco Castiglione verrà ascoltato dalla Commissione. “I cittadini possono acquisire più fiducia nello Stato quando questo si manifesta con azioni concrete, tangibili. E questo deve avvenire rafforzando anche caserme e commissariati, soprattutto nelle città fortemente inquinate dalla mafia”, ha concluso il sindaco.
“Se l’arresto di Matteo Messina Denaro ha chiuso una stagione, dall’altro ne apre un’altra, cioè quella che il procuratore Maurizio De Lucia ha chiamato borghesia mafiosa, fatta da tante persone sconosciute, capaci di essere sul terreno dell’illegalità ma è quella rete di connivenza con la classe dirigente sui nostri territori”. Lo ha detto il presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici al termine della riunione insieme al Comitato per l’ordine e la sicurezza stamattina a Castelvetrano. “Tutti noi dobbiamo fare un salto di qualità, la politica, le forze dell’ordine, la magistratura, perché questa è la sfida di oggi”, ha detto Cracolici.
“Dobbiamo liberare la Sicilia da questo sistema di compenetrazione con la borghesia mafiosa e, soprattutto, da un uso distorto delle parole, come l’onore”. Lo ha detto l’onorevole Antonello Cracolici, presidente della Commissione regionale antimafia oggi riunita a Castelvetrano. “Dobbiamo conquistare l’idea che l’onore deve riguardare gli uomini che hanno perso la vita e che stanno combattendo la mafia. Gli uomini d’onore sono Giovanni Falcone, Maurizio De Lucia, i carabinieri che contrastano e arrestano i mafiosi. Non sono certo uomini d’onore i mafiosi che di tutto hanno tranne l’onore che hanno perso”, ha concluso Cracolici.
“Bisogna mantenere alta l’attenzione, speriamo che ora ci siano delle risposte soprattutto da parte della politica. Io credo che al di là delle necessità di tipo investigativo, la cosa più importante è quella di mettere in condizioni questi territori di rispondere, in qualche modo, attraverso il lavoro”. Lo ha detto il questore di Trapani Salvatore La Rosa, che stamattina ha partecipato al Comitato per l’ordine e la sicurezza con la Commissione regionale antimafia. “Da tempo lavoriamo sulla rete dei fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro, negli ultimi anni abbiamo arrestato oltre 300 persone”, ha detto il questore. “Ci sono delle attività che sono in corso e, quindi, ci saranno ulteriori novità”, ha concluso.