Il gup Walter Turturici ha rinviato a giudizio Vincenzo Torregrossa, uno dei titolari che gestivano con la società Solemare srl il bar nel tribunale di Palermo. L’uomo è accusato di caporalato.
L’accusa
Secondo l’accusa avrebbe sfruttato e sottopagato i dipendenti chiedendo di restituire parte dello stipendio. Nel corso dell’udienza preliminare ha respinto la richiesta di patteggiare presentata da Luisa Torregrossa, sorella di Vincenzo, ritendendo la pena di un anno e mezzo troppo bassa. Per il fratello processo inizierà a gennaio.
La richiesta dei dipendenti
Il giudice ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile dei 9 dipendenti, che sono assistititi dagli avvocati Valeria Minà, Claudio Gallina Montana, Antonio Tito, Ersilia Bottiglieri, Anna Cucina, Alessandra Nocera, Alessandro Romano e Roberto Cianciolo. L’indagine è partita dalla denuncia fatta in televisione da due dipendenti e è stata coordinata dai sostituti procuratori Sergio Mistritta ed Eugenio Faletra.
In alcuni casi i lavoratori sarebbero stati pagati 4 ore al posto delle 9 effettivamente svolte, sarebbero state concesse loro pause pranzo di pochi minuti e soltanto 15 giorni di ferie retribuite all’anno e sarebbero stati pure continuamente richiamati quando avrebbero avuto necessità (anche per motivi di salute) di assentarsi.
L’inchiesta
L’inchiesta era partita l’anno scorso, dopo la denuncia di due lavoratrici, che si erano inizialmente rivolte al programma “Le Iene”.
Per la Procura, i Torregrossa avrebbero pagato i dipendenti in modo “palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali”, con compensi “di gran lunga inferiori rispetto a quelli rispondenti alle ore di lavoro”, e avrebbero anche imposto la restituzione di una parte delle somme dovute sulla base delle buste paga, facendo firmare periodicamente verbali di conciliazione in cui i dipendenti avrebbero rinunciato a far valere i loro diritti per lo straordinario.
Gli inquirenti contestano anche la violazione delle norme in relazione ai periodi di riposo: ai lavoratori sarebbero state concesse pause pranzo di pochi minuti, soltanto 15 giorni di ferie retribuite all’anno, e sarebbero stati pure continuamente richiamati quando avrebbero avuto bisogno di assentarsi.
Inoltre, i dipendenti non sarebbero stati adeguatamente formati per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro e sarebbero stati anche messi in pericolo perché in alcuni ambienti le uscite di sicurezza sarebbero state bloccate, nonché costretti a lavorare in ambienti insalubri, con sporcizia e persino ratti.
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