Il governo regionale chiede di abrogare la norma che impone una precisa distanza per la realizzazione degli impianti di rifiuti. Una legge approvata dall’Ars nell’agosto scorso che sta creando oggi tensioni anche politiche oltre che tecniche. Ed emergono tutte nella proposta di legge della giunta regionale. In pratica il governo Schifani vuole abrogare ciò che l’aula, composta dalla sua stessa maggioranza, ha introdotto appena un paio di mesi fa.
L’annuncio in una nota
In una nota l’amministrazione regionale annuncia i suoi passi: “Il governo Schifani – si legge – presenterà una proposta di legge abrogativa della disposizione sulla distanza dai centri abitati degli impianti di gestione dei rifiuti, prevista nella legge regionale 9 del 2023. La decisione è stata presa in seguito all’incontro di questa mattina tra il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e l’assessore all’Energia, Roberto Di Mauro. Con successivi provvedimenti saranno disciplinate puntualmente le questioni inerenti al settore dei rifiuti”.
Oggetto del contendere
L’oggetto del contendere è un articolo di sei righe e mezzo, approvato quasi in sordina la scorsa estate. Questo testo sta costringendo la Regione a bocciare quasi tutti i progetti per impianti di smaltimento e gestione dell’immondizia presentati negli ultimi anni. E costringerà pure a una revisione del Piano Rifiuti. La leggina approvata all’Ars la scorsa estate è diventata improvvisamente una priorità nelle valutazioni della Cts, la commissione tecnica specialistica. Nessuno lo ammette ma si dava per probabile una impugnativa che lasciasse la regolamentazione degli impianti per i rifiuti invariata. Invece è arrivato la scorsa settimana il via libera del governo nazionale. E dunque in Sicilia ora cambia un paletto fondamentale. Non si potranno realizzare impianti entro un raggio di 3 km dai centri abitati, anche se i piani regolatori prevedono queste strutture nelle aree interessate.
La rivoluzione del settore
È una rivoluzione per il settore. Fino ad oggi il limite dei 3 km valeva solo per chi intendeva realizzare impianti su verde agricolo o vicino al verde agricolo. Adesso si estende in senso generale a qualsiasi area. E l’effetto è quello di costringere la Cts a dichiarare irricevibili tutti i progetti per impianti di smaltimento o gestione (è il caso dei tritovagliatori, ma non solo) presentati sulla scorta delle vecchie regole e ancora non esaminati. Un vantaggio, di riflesso, per quei progetti che a prescindere dalle regole in vigore erano localizzati lontani dai centri abitati.
I nuovi impianti
La norma in questione si applica solo ai nuovi impianti. È stata presentata dall’Mpa e approvata dall’Ars ad agosto. Parallelamente è stato bocciato un emendamento di Fratelli d’Italia che invece avrebbe esteso a 5 km il limite entro il quale realizzare impianti. Secondo una interpretazione, la nuova norma costringerà a modificare pure il Piano rifiuti che nella versione attuale prevede gli impianti senza le maglie strette appena approvate. Ma l’assessore Roberto Di Mauro, anch’egli dell’Mpa, non pensa che questo possa costituire un problema. Ovviamente a queste nuove regole dovranno adattarsi anche i futuri progetti per i due termovalorizzatori. A meno che la norma non verrà abrogata.
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