Proseguono i controlli e le multe lungo le aree pedonali di Palermo per arginare il fenomeno degli incivili che sfrecciano sui monopattini elettrici a velocità elevate. Dopo i controlli della scorsa settimana in via Ruggiero Settimo, la polizia municipale ha piazzato un telelaser mobile di fronte al Teatro Massimo, in via Maqueda.
Numerosi i palermitani e i turisti pizzicati dai caschi bianchi intenti a superare il limite dei 6 chilometri orari all’interno dell’aerea pedonale di via Maqueda. O di chi scorrazzava in due sul monopattino, violando le norme che vietano di salire a bordo del mezzo in due. Un pericolo per loro stessi e per gli altri. Soprattutto in una strada ormai densamente popolata di pedoni a passeggio.
Tante le proteste dei palermitani che decidono di fare un giro in Centro, passeggiando proprio lungo le aeree pedonali. Ci sono ancora biciclette condotte da ciclisti che ignorano l’abolizione (o se ne fregano) della pista ciclabile di via Maqueda. E c’è pure chi si diverte a fare la gimkana tra i pedoni, mettendo in pericolo anche molti bambini. Bene gli sforzi della polizia municipale col telelaser, ma serve qualcosa di più.
Dalla I Circoscrizione c’è chi fa appello al Comune e all’assessorato alla Mobilità affinché utilizzi il pugno duro. Si chiede magari una ordinanza che obblighi i conducenti dei monopattini o biciclette elettriche a scendere dal mezzo e a condurlo a spinta a piedi fino alla fine dell’area pedonale. In pratica interdire il transito nelle aree pedonali, come hanno già fatto altre grandi città d’Italia.
Il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini ha affrontato nei giorni scorsi il problema: “Fino ad ora il monopattino è stato semplicemente omologato alla bicicletta, ma sappiamo che le problematiche sono diverse e sono emerse nel momento in cui è diventato un fenomeno di massa. Noi abbiamo fatto delle analisi molto attente, abbiamo dialogato con i Comuni e abbiamo preferito non intervenire con il decreto legge Infrastrutture e Trasporti dei giorni scorsi ma confrontarci con il Parlamento e in sede di conversione in legge certamente interverremo”.