i sindacati presentano un report di denuncia

Cantiere navale di Palermo fermo: “L’unico in Italia senza lavoro”

La Cgil Palermo e la Fiom Cgil Palermo denunciano la decisione di Fincantieri di escludere lo stabilimento Palermo dal circuito produttivo nazionale. “E’ una scelta di politica industriale. Sta accedendo quello che è successo con la Fiat. Solo che la Fiat era un’impresa privata, Fincantieri è una società partecipata dallo Stato, il ministero dell’Economia detiene l’80,1 per cento del capitale”, dichiara Mario Ridulfo, della segreteria Cgil Palermo.

La denuncia arriva nel corso di una conferenza stampa organizzata oggi nella sede di via Meli, 5, da Cgil e Fiom, che hanno presentato un Report con i dati sulla situazione del cantiere e chiesto l’attenzione delle istituzioni e un intervento del governo finalizzato a una equa ripartizione dei carichi di lavoro in tutti i cantieri italiani, a Nord come a Sud, da parte di Fincantieri.

Domani alle 13 le Rsu di Fiom, Fiom e Uilm incontreranno il sindaco Orlando a villa Niscemi. “Al sindaco – dice Francesco Foti, Rsu Fiom Cgil – chiediamo di sollecitare un tavolo al governo nazionale sulla crisi al Cantiere navale, alla presenza del ministero e di Fincantieri. La stesa richiesta l’abbiamo rivolta all’assessore vicepresidente della Regione Mariella Lo Bello e alla Prefettura, dove per due volte siamo stati con le cooperative dell’indotto nel corso di queste ultime settimane di protesta. Ma non abbiamo ricevuto risposte. Inoltre, abbiamo invitato la giunta comunale a una visita al Cantiere Navale, per verificare lo stato delle infrastrutture, alcune delle quali uniche in Europa”.

Leggi anche

Cantieri Navali a rischio a Palermo |La Regione indifferente al declino

Al sindaco verrà ribadito l’appello alla responsabilità che Cgil, Cisl e Uil Palermo nei giorni scorsi hanno lanciato unitariamente a tutte le istituzioni. “La vertenza non riguarda un’azienda ma tutta la città – aggiunge Mario Ridulfo – Il cantiere è l’unico presidio che resta in una desertificazione sempre più estesa del nostro apparato industriale. Il cantiere navale di Palermo potrebbe essere strategico sia per la posizione geografica al centro del Mediterraneo, sia per la qualità dei fondali di 20 metri, sia per le banchine e pontili in grado di ospitare fino a 4 navi per le lavorazioni, che per la presenza del più grande bacino galleggiante d’Europa da 400 mila tonnellate”.

Una crisi che è nei fatti. Il Report documenta che nei cantieri italiani sono state assegnate commesse fino al 2024 e che i lavori e gli operai diminuiscono solo a Palermo (e a Castellammare di Stabia). A Palermo oggi lavorano 456 persone. Solo 330 operai e 100 impiegati, un impiegato ogni due operai (nel 2005 il rapporto era di 1 ogni 25 operai). L’età media è tra i 35 e i 40 anni.

Leggi anche

Cantieri navali Palermo, altre 13 settimane di cassa integrazione

Il Cantiere si è svuotato nel corso degli anni Novanta quando sono andati in pensione anticipata tutti coloro che hanno usufruito dei benefit per l’amianto. E’ di ieri la notizia di nuove navi assegnate tutte ai cantieri del Nord Italia. “Proprio ieri è stato firmato a Roma il contratto tra Fincantieri e la Marina del Qatar per la realizzazione di di sette navi entro il 2024, per un valore di 3,8 miliardi di euro. Le navi saranno realizzate in Italia nei cantieri liguri del Muggiano e di Riva Trigoso. Questa notizia non fa che confermare quello che diciamo da sempre. Ossia lavoro al Nord e a Palermo cassa integrazione per noi lavoratori diretti e disoccupazione per l’indotto. Questo perché il governo nazionale ha di fatto scaricato il tema del Mezzogiorno – aggiunge Francesco Foti – E’ l’ultima mortificazione per noi lavoratori palermitani. In tutti gli stabilimenti italiani, tranne che a Palermo e a Castellammare di Stabia, nel 2015 e nel 2016 hanno continuato ad assegnare nuove costruzioni e a varare nuove navi. A Palermo, dal 2010, la crisi non si è più arrestata, tranne che per un breve periodo in cui sono state assegnate quattro navi da trasformare e allungare della compagnia Msc. Oggi abbiamo solo piccoli affidi di pezzi di navi da assembleare nei cantieri del Nord. Il bacino da 400 mila tonnellate delle riparazioni e trasformazioni è vuoto da tre mesi, il bacino costruzioni fermo, il bacino borbonico in muratura da 20 mila tonnellate è anch’esso inutilizzato”.

Il Cantiere Navale di Palermo, come documenta il Report, è l’unico in Italia a non avere carichi di lavoro. Le ultime importanti opere risalgono agli anni che vanno dal ’95 al 2002, in cui a Palermo si costruirono sei navi della Grimaldi, dai nomi ‘Grande America’, ‘Grande Africa’,’Grande Nave Argentina’, realizzate a Palermo in un momento di rilancio del cantiere con i nuovi investimenti del governo Prodi, la costruzione di un nuovo capannone per la saldocarpenteria, l’arrivo di due nuove gru da 200 tonnellate portate da Marghera a Palermo, 130 assunzioni, e continue opere di riparazioni e trasformazioni in arrivo.

Quando fu varata la ‘Grande Nave Argentina’, nel 2002, si disse che il peggio era passato, che il cantiere di Palermo aveva trovato il suo spazio nel sistema nazionale anche grazie al suo ruolo di appoggio nei confronti del polo di Sestri Levante, per il quale produceva grossi tronconi di nave da crociera.

Dopo il 2002 ricominciarono i problemi per Palermo. L’ultima lavorazione nel 2004 è stata la nave mercantile greca ‘Neptun’. Dal 2005 non è stata assegnata più nessuna nuova costruzione. Dopo anni di sciopero per chiedere una missione produttiva per Palermo, dal 2008 al 2010, in seguito a un accordo al ministero, arrivarono a Palermo nuove opere: 6 rimorchiatori d’alto mare per l’armatore Hartman e dal 2007 al 2010 la costruzione dello Scarabeo 8 della Saipem. Dei 6 rimorchiatori, due vennero successivamente affidati al cantiere ligure di Muggiano, in quel momento senza commesse.

Fino al 2010 le maestranze erano impegnate nella riparazione continua su navi, con carichi di lavoro per 700/800 lavoratori, tra diretto e indotto. Dal 31 agosto 2010 inizia la cassa integrazione (non firmata dalla Fiom, che ha denunciato l’azienda), prima per 40 lavoratori e poi in media per 180 a rotazione.

Una parte consistente dei lavoratori dell’indotto, ormai decimato, è emigrata in altre strutture anche concorrenti di Fincantieri: Olanda, Brasile, Corea del Sud, e anche in altri cantieri di Fincantieri per conto di ditte subappaltatrici. Oggi i lavoratori diretti di Fincantieri sono 456, il numero più basso di tutto il gruppo nazionale, che conta 7 mila dipendenti, mentre in tutto il mondo i dipendenti Fincantieri sono 21 mila.

Leggi l'articolo completo