Dopo il partecipato presidio di Cgil, Cisl e Uil Sicilia svoltosi oggi davanti all’Ars, riunita per la discussione del Ddl Enti Locali, le sigle sindacali rilanciano e annunciano che continua la mobilitazione su questa norma.

“Si deve cambiare marcia”

“Si deve subito cambiare marcia. La conferenza dei capigruppo, che oggi ha ricevuto un cartello di esponenti politici e di associazioni, ci convochi prima possibile per discutere l’intero impianto della norma, con particolare attenzione al limite per le donne nelle giunte comunali, perché indigna che sia al momento inferiore a quanto previsto a livello nazionale.” dichiarano i segretari generali e regionali di Cgil, Cisl e Uil Sicilia, Alfio Mannino, Leonardo La Piana, Luisella Lionti e Gabriella Messina, Vera Carasi e Vilma Costa, che in una nota sottolineano la necessità di un coinvolgimento attivo delle parti sociali nell’iter relativo a una norma che “riguarda la vita e la gestione di enti con influenza diretta sui lavoratori e sui cittadini”. “Il Parlamento regionale – dichiarano i sindacati confederali – deve comprendere che è indispensabile il confronto con Cgil Cisl e Uil che rappresentano migliaia di persone”.

Ddl Enti Locali, la presenza delle donne

“Sulla presenza delle donne nelle giunte dei comuni con più di tremila abitanti, il dibattito politico a tutti i livelli sembra girare a vuoto senza andare al punto della questione. Qui non si tratta di dare il contentino alle donne recependo la soglia del 40% stabilita dalla normativa nazionale. Parità vuol dire 50 e 50, non 60 e 40”.

Lo afferma Jose Marano, deputata regionale del Movimento Cinquestelle, commentando la trattazione della controversa proposta di legge sugli enti locali in programma domani a Sala d’Ercole e che prevede la riduzione della quota di genere a un minimo del 20%, contro l’attuale 40% previsto a livello nazionale.

“È pertanto indispensabile – prosegue la parlamentare regionale – che si approvi senza indugio il mio emendamento che pone come soglia minima di genere il 50%. Non accetteremo che alle donne vada neanche l’1% in meno: su equità e pari opportunità non arretreremo di un millimetro.

 

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