Un accertamento ispettivo urgente per verificare “le ragioni che hanno determinato la mancata assunzione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti entro il 31 dicembre 2022 e il conseguente definanziamento di 45 interventi a valere sul Fsc 2014-20, per un importo di 102 milioni di euro”. Lo ha disposto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, dando mandato al segretario generale della Regione, in collaborazione con l’avvocato generale e il dirigente generale del dipartimento della Programmazione.

Caccia alla soluzioni dopo i 338 milioni “spariti”

E’ caccia alla ricerca di soluzioni dopo lo stop a 79 progetti per 338 milioni di euro in Sicilia. Il definanziamento è arrivato dal Comitato interministeriale per la programmazione economica, che appena qualche giorno prima aveva finanziato la realizzazione dell’Ospedale Ismett 2 Rimed a Carini e che ha, poi, trovato tre miliardi aggiuntivi per il Ponte sullo Stretto, ha deciso di definanziare progetti siciliani in scadenza al 31 dicembre del 2022.

Si cercano soluzioni, creare una struttura di missione

“Creare subito una struttura di missione per non perdere ulteriori risorse del Psc e trovare una soluzione ponte per recuperare le opere definanziate a causa dei ritardi. Ci sono i margini per un’interlocuzione con il ministero per la Coesione e il sud al fine di trovare le soluzioni utili. E se ci sono responsabilità a livello locale, il governo regionale nomini dei commissari ad acta affinché si pongano in essere le obbligazioni giuridicamente rilevanti (Ogv) per accedere ai finanziamenti. Chiederemo al presidente della Regione Schifani di avviare subito un confronto con il governo nazionale e il Cipess” propone Salvo Geraci, capogruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana. una idea già lanciata ieri dal deputato Nino Minardo, Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati che parlava, pere, di un diopartimenmto pe rl’efficienza alla elon Musk

Quali sono le opere “perse”

I fondi che vanno persi per sempre per la Sicilia sarebbero servizi al completamento del restauro del teatro Massimo di Palermo (cinque progetti per oltre sedici milioni di euro); sempre a Palermo 21 milioni per la costruzione di due poli scolastici e altri 3 milioni per l’asilo nido di Brancaccio; quasi 6 milioni e mezzo fra realizzazione di piste ciclabili, recupero dei padiglioni dei Cantieri Culturali alla Zisa e opere per quasi 1 milione (955mila euro) per la copertura del canale Boccadifalco.

Parlando di crisi idrica si perdono fondi in giro per l’isola che servivano per per i lavori alla diga Disueri di Gela (20 milioni di euro), per la messa in sicurezza dell’invaso di Rosamarina (2 milioni), per la sistemazione di vasche e canali delle dighe Olivo e Villarosa nell’ennese (450 mila euro).

Ancora altri lavori avrebbero riguardato la gestione dei rifiuti, l’illuminazione, il rifacimento di strade.

I 104 milioni persi dalla Regione

Fra i 338 milioni definanziati, 104 erano, invece, di competenza della Regione siciliana e lo conferma la stessa Regione.

L’attacco dell’opposizione

“È davvero inaccettabile che la Sicilia perda ancora risorse che erano state assegnate per varie emergenze, ma soprattutto per ridurre il gap infrastrutturale con il resto del Paese” afferma Roberta Schillaci, vice capogruppo del Movimento Cinquestelle all’Assemblea regionale siciliana.

“338 milioni di euro sarebbero potuti servire per bonifiche, invasi e progetti culturali. In particolare le risorse definanziate dal Cipess potevano essere impiegate per combattere il dissesto idrogeologico e per l’emergenza idrica. Avevano già lanciato l’allarme chiedendo con un ordine del giorno all’Ars di istituire una cabina di regia sui fondi Psc” conclude.