A Monreale in questi giorni non si parla d’altro. Un caso che ha sconvolto il piccolo paese del Palermitano, dove una ragazzina è stata presa a cinghiate da un bullo supportato da un branco di ragazzini trasformatisi in carnefici.
La derisione, i soprusi, le minacce: l’incubo della ragazzina era iniziato ben prima che stremata dalle sofferenze patite decidesse di raccontare quanto le stava accadendo ai genitori. Tutto era iniziato sul web, con scherzi pesanti e battute volgari su un gruppo WhatsApp, poi la persecuzione era continuata in classe.
Profondamente scossi da quanto accaduto anche sindaco e consiglieri comunali che hanno pensato di creare una vera e propria task -force in grado di operare concretamente per arginare un fenomeno, purtroppo, sempre più in aumento.
Al municipio si è tenuto un incontro al quale altri faranno seguito, per individuare soluzioni. L’idea è di creare una sinergia tra tutti i soggetti che realmente possano dare un contributo alla causa: dai dirigenti scolastici alle forze dell’ ordine, alla polizia municipale, alle parrocchie, alle associazioni di volontariato del territorio.
La famiglia della bambina ha presentato denuncia e raccontato di aver subito pressioni per ritirarla. Cosa che i genitori della vittima non faranno, decisi ad andare avanti. Intanto hanno incontrato i genitori dei giovani aggressori, che si sono detti dispiaciuti e si sono scusati. Ma naturalmente non basta.
Come fare a prevenire simili episodi? I genitori sono sempre più preoccupati, i ragazzi sempre più esposti.
Negli ultimi tempi, anche la polizia postale si sta interessando al fenomeno per cercare di limitare il sempre più dilagante cyberbullismo.
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