E’ in questi giorni che giunge nelle sale cinematografiche la pellicola di Francesco Mandelli (che ricordiamo da I soliti idioti, ma il suo debutto con la macchina da presa è già con Tutti gli uomini del deficiente, ndr) dal titolo “Bene ma non benissimo”, una storia di bullismo che ha per protagonista l’adolescente quindicenne Francesca Giordano (nei panni di Candida) ed il suo compagno coetaneo Yan Shevchenko.
Lei paffutella, di origini palermitane, orfana di madre, che si trasferisce con suo padre a Torino, in cerca di fortuna, dove dovrà vincere la sfida dell’integrazione… il suo compagno Jacopo, invece, ricco di famiglia torinese ma introverso, un fare autistico (i suoi compagni lo deridono con l’appellativo “Tutankhamon”)…
Il bullismo approda al cinema perché da sempre alberga nelle scuole d’ogni dove. Secondo Telefono Azzurro, la fascia anagrafica di punta è già nella scuola primaria tra i 7 e i 9 anni per proseguire, nella scuola media/superiore, tra i 12 e i 15 anni.
Presi di mira sono i ragazzi più “fragili”, magari in sovrappeso (o al contrario magri), con un buon profitto, o con disturbi più o meno evidenti o problemi relazionali o familiari che attirano il bullo come una vera calamita.
Una spirale che si autoalimenta e che necessita l’adozione di una strategia d’intervento condivisa da parte degli stessi genitori di figli vittima di bullismo e degli insegnanti, se del caso ricorrendo ad alcuni professionisti, medici o psicologi. I segnali che possono indurre i genitori a porsi la domanda se i figli siano vittima di bullismo a scuola è un improvviso calo del rendimento o delle trasformazioni dell’umore dei ragazzi, la comparsa di fastidi più o meno ripetitivi che hanno per fine ultimo quello di evitare di recarsi a scuola… i genitori faranno bene a interrogare i figli con discrezione, rispettando i loro silenzi, perché prima o poi saranno restituiti dai loro stessi figli, con spontaneità, i fatti oggetto del loro malessere.
E’ importante, tuttavia, che i figli vittima di bullismo percepiscano la presenza dei genitori, possano avere la percezione di potersi aprire loro…i genitori, d’altra parte, faranno bene ad esprimere le loro sensazioni (o conferme) circa presunti casi di bullismo agli insegnanti che prontamente sapranno come intervenire per contrastare un fenomeno odioso.
Che peraltro è anche gravido di conseguenze giuridiche (laddove si configurino fatti di reato per quanti ne omettano denuncia all’Autorità) come pure disciplinari (per i ragazzi autori di bullismo). E senza andare ai casi limite dei giorni scorsi (e tuttavia non trascurabili neppure sul piano numerico), che vedono ad esempio una ragazzina in stato di ebbrezza bullizzata dai compagni, presa a calci e legata con lo scotch anche sulla bocca, assai più frequenti sono i casi di bullismo “psicologico” o “verbale” (e peraltro non meno debilitanti per le vittime) che sostanzialmente si connotano per un ricorso a maldicenze, pettegolezzi di varia natura o frasi offensive, talvolta minacciose, e continue derisioni o provocazioni…
Esiste anche un numero verde del Ministero dell’Istruzione, attivo già dal 2007, 800.66.96.96, a cui rispondono figure professionali esperte in psicologia giuridica, e dove è possibile segnalare casi di bullismo, chiedere informazioni generali sul fenomeno e su come comportarsi in situazioni critiche.
Grazie a un sostegno condiviso e personalizzato, la vulnerabilità delle vittime, come nel film di Candida e Jacopo, può trasformarsi in forza… Con le giuste lenti, infatti, si intercetta proprio nella rabbia dei bulli un’analoga richiesta di aiuto cui far fronte da parte del mondo della scuola e delle famiglie.
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