E’ guerra aperta ormai tra il governatore Musumeci ed i regionali. Dopo le esternazioni del presidente della Regione, secondo il quale “l’80% dei dipendenti regionali si gratta la pancia” i sindacati non ci stanno, a partire dal Cobas-Codir, il sindacato maggiormente rappresentativo della Regione Siciliana, che il 22 luglio ha formalizzato il mandato ai propri legali perché querelino Musumeci per le sue dichiarazioni.
“Quello che sta accadendo in Sicilia, con il presidente della Regione Nello Musumeci e l’assessore per la Funzione pubblica, Bernardette Grasso, che sparano a zero sui propri dipendenti, non ha eguali nel resto d’Italia. Verosimilmente – dice Paolo Montera, segretario generale della Cisl Fp Sicilia – questa macchina
del fango altro non è se non lo specchio delle incapacità del governo, che tenta di ritorcere contro i lavoratori la propria inconcludenza”.
Il segretario della Cisl Fp Sicilia ha elencato alcune delle mancanze più gravi del governo regionale rispetto al pubblico impiego: l’ipotesi di rinnovo del contratto della dirigenza 2016-2018 siglata più di sei mesi fa e ancora dormiente, nessuna copertura finanziaria per il rinnovo dei contratti 2019-2021 e per la riclassificazione di
tutto il personale regionale, nessuna innovazione in campo tecnologico e digitale.
“Dov’è finito tutto il riformismo che il presidente Musumeci vantava durante la campagna elettorale?”, chiede Montera. Che, infine, annuncia: “Dopo le ferie presenteremo un nostro progetto per la riforma della pubblica amministrazione e allora vedremo chi ha davvero intenzione di muoversi in questa direzione”.
Completo sostegno da parte del leader della Cisl siciliana, Sebastiano Cappuccio: “Trovo che le esternazioni di Musumeci siano state strumentali, non condivisibili e del tutto sbagliate. Bisogna fermare subito questa modalità di intervento. La ripresa economica del Paese, e quindi della nostra regione, passa senza dubbio dalla pubblica
amministrazione, serve quindi un piano che incentivi sburocratizzazione e digitalizzazione”.
“Riformare la pubblica amministrazione – osserva Maurizio Petriccioli, – segretario generale della Cisl Fp nazionale – significa restituire valore e dignità non solo ai lavoratori, ma anche ai servizi rivolti ai cittadini. È tempo di andare oltre l’idea ottocentesca di apparato amministrativo e avviare una macchina moderna e funzionante”.
Intanto, mentre infuria la polemica, come si legge sull’edizione odierna del Giornale di Sicilia, a breve, probabilmente la prossima settimana, verrà firmato un accordo tra i sindacati e l’Aran (l’Agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego) relativo ad indennità extra e straordinari per i regionali. Si tratta di una vera e propria pioggia di milioni. Sono risorse di un nuovo fondo, il Ford, che ha sostituito il vecchio Famp. In ballo ci sono 48 milioni, parte dei quali assegnati secondo procedure precise.
Ogni dipartimento della Regione siciliana ha fornito indicazioni alla Funzione Pubblica. La quota erogata a pioggia vale 20 milioni e 440mila euro, i soldi destinati agli straordinari sono 10 milioni e 990mila euro.
Ma alcuni sindacati non sono soddisfatti. Come dichiara Angelo Lo Curto del Siad Cisal “lo straordinario comprende quote di lavoro extra che sarebbe stato fatto durante il lockdown, dunque in smart working, malgrado ciò sia impossibile. In più la quota di straordinario che si vuole assegnare quest’anno è molto superiore a quella dell’anno scorso. Abbiamo chiesto gli atti che specificano le richieste ma non ci sono stati forniti”.
Anche Luca Crimi della Uil esterna le proprie perplessità perché si tratterebbe, a suo avviso, di un provvedimento che non farebbe distinzioni tra chi effettivamente ha lavorato di più e tutti gli altri.
“Noi siamo perché lo straordinario vada solo a chi lo merita – dice – e auspichiamo che la programmazione sia più adeguata. Speriamo anche in una organizzazione migliore della amministrazione regionale. Il dipartimento Funzione pubblica deve svolgere il ruolo per cui è preposto vigilando e non solo ratificando richieste degli altri dipartimenti”.
A fornire i dati delle somme che arriveranno ai vari assessorati è ancora il Giornale di Sicilia.
La ‘fetta’ più grossa va ai Beni culturali, si tratta di 2 milioni ed al Comando Forestale con un milione.
All’Energia 320mila euro, alla Protezione civile 210mila.
L’assessorato al Lavoro, per gli straordinari, ha chiesto 990mila euro.
730mila euro invece le risorse che arriveranno all’Agricoltura, un milione e 100mila euro quelle destinate all’assessorato ai Trasporti. Alla Funzione pubblica 972 mila euro. Al Bilancio 411 mila. Per le indennità extra la spesa prevista è invece di 8 milioni e 443 mila euro e altri 806 mila euro verranno spesi per le cosiddette posizioni organizzative.
Ma i sindacati puntano anche alle progressioni orizzontali, per le quali sono disponibili altri 20 milioni circa, procedura che verrà regolata con un successivo accordo.
Ma c’è di più. il Sadirs scende di nuovo in campo per denunciare una disparità di trattamento tra dipendenti da parte della Regione. La vicenda riguarda una maxi promozione per i 15 dipendenti ex comandati del Parco dei Nebrodi, che hanno ottenuto con legge e con effetto retroattivo, un riconoscimento giuridico e un trattamento economico superiore a quello dei dipendenti regionali in netta violazione di un’altra legge regionale ancora vigente.
Alcuni hanno ottenuto una progressione verticale dalla categoria C1 alla categoria D6, e tra questi persino pensionati, con aumenti mensili che variano dai 321 euro a 986 euro, moltiplicati per 13 mensilità con il riconoscimento di 12 anni di arretrati.
Lo denuncia Fulvio Pantano segretario generale del Sadirs che con una nota del 14 luglio, chiede adesso al governo e all’Assemblea regionale di garantire ai dipendenti dell’amministrazione lo stesso trattamento giuridico ed economico ivi compresi gli arretrati, perché per legge i dipendenti dell’ente Parco non devono avere un trattamento superiore dei regionali.
L’operazione, spiega il Sadirs, per legge doveva costare 390 mila euro compresi degli arretrati maturati al 31 dicembre 2017 e 90 mila euro l’anno per i successivi esercizi finanziari, poi lievitati a 127 mila circa. Somme riconosciute anche a 5 dipendenti in pensione a distanza di 7 anni, uno di questi è infatti in pensione dal primo luglio 2011.
Da circa due anni il Sadirs ha chiesto chiarimenti all’assessorato Territorio e ambiente anche gli atti prodotti non sono stati sottoposti a controllo preventivo, controllo previsto con legge proprio perché è la legge che recita che “il trattamento giuridico ed economico del personale degli enti Parco non può essere superiore a quello dei dipendenti regionali e che l’inquadramento nei ruoli ai sensi del D.P.R.S. 11/95 non può né deve dare luogo alla corresponsione di somme arretrate”.
Nella nota inviata anche al presidente Musumeci e all’assessore Grasso, Fulvio Pantano chiede che “lo stesso trattamento deve essere applicato a tutto il personale della Regione Siciliana ivi compresi gli arretrati, arretrati che a nessuno dei dipendenti regionali sono stati riconosciuti”.
Pantano chiede quindi all’amministrazione “con carattere di urgenza di predisporre tutti gli atti per il reinquadramento di tutto il personale del comparto non dirigenziale a partire dalle categorie A e B ivi compresi quelli della categorie C e D in servizio e/o in quiescenza perché è impensabile, il personale regionale non può subire una palese disparità di trattamento giuridico ed economico con il personale di qualsiasi ente”.
Per il Sadirs “è su questi argomenti che il presidente Musumeci e l’assessore Grasso devono dare risposte a tutti i dipendenti della Regione siciliana, spiegare il perché di questa disparità di trattamento con il personale degli Enti. È a tutti i siciliani che devono giustificare come vengono utilizzati i fondi del bilancio anziché offendere i dipendenti, sparare nel mucchio o fare allusioni sull’operato dei sindacati”.