Non solo bufera di natura politica ma adesso anche rischi amministrativi. Almeno secondo le valutazioni di una parte dell’opposizione che solleva il dubbio che la nomina di Daniela Faraoni, nuovo assessore regionale alla salute che ha sostituito Giovanna Volo dimissionaria, sia illegittima.
I dubbi pentastellati
“L’ incarico alla dottoressa Faraoni potrebbe essere inconferibile oltre che incompatibile con quello all’Asp attualmente diretta dalla stessa. Praticamente rischia di essere il controllore di se stessa”.
A lanciare il dubbio sono il referente regionale del M5S per la Sicilia Nuccio Di Paola, che è anche vice presidente dell’Ars, e il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca. Dubbi di natura amministrativa legati alle norme attualmente in vigore.
Da cosa deriverebbe l’inconferibilità
“Il Dlg 39/2013 – dicono i due pentastellati – sembra molto chiaro e nei prossimi giorni faremo i nostri approfondimenti, pronti a segnalare eventuali anomalie alla magistratura amministrativa che su episodi del genere ha sempre acceso i riflettori. Il decreto sbarra la strada a nomine per “coloro che nell’anno precedente, abbiano svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato o finanziati dall’amministrazione o dall’ente pubblico che conferisce l’incarico…”. A questi non possono essere conferiti gli incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali, gli incarichi di amministratore di ente pubblico, di livello nazionale, regionale e locale…’.”
Una interpretazione borderline
Di fatto in base a questa interpretazione di legge la nomina non poteva essere fatta. Occorreva che prima la faraoni si fosse dimessa dall’incarico di manager da almeno un anno. La posizione della faraoni, però, non è esattamente uguale a quella descritta nelle disposizioni normative.
“Ci sembra – confermano però Di Paola e De Luca – che il caso della Faraoni possa rientrare pienamente in queste ipotesi, ma verificheremo. Cosa che ci auguriamo abbia fatto la Regione. Sarebbe altrimenti l’ennesimo disastro targato Schifani”.
Un altro tassello che si unisce ad una polemica che sembra destinata a durare ancora a lungo
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