Sembra già arrivato il tempo della resa dei conti nel Pd, nonostante lo scrutinio delle elezioni regionali sia appena iniziato. Il Pd non è uscito bene da queste elezioni. Proprio nel Pd qualcosa già si muove.
L’amarezza di Rosario Filoramo
Il segretario palermitano del Pd, Rosario Filoramo, ha esternato, tramite un post sui social, tutta la sua amarezza: “Si è perso, non vi sono scuse. Non siamo riusciti a metterci in sintonia con gli italiani, veniamo percepiti come il partito del potere, distaccato dai problemi reali del paese, ma vi assicuro che i nostri militanti sono persone per bene, vicini ai problemi dei cittadini, donne e uomini concrete”.
“Partita suicida”
Prosegue Filoramo: Inoltre, abbiamo giocato una partita suicida, non tenendo nel debito conto, di una legge elettorale, che colpevolmente non abbiamo cambiato, che impone le alleanze nei collegi uninominali. Le responsabilità sono nostre, bisogna trarne le conseguenze e avviare senza traumi e lacerazioni, ma concretamente, il ricambio ai vertici e nelle politiche del Pd, a partire dall’Unione Provinciale che ho l’onore di guidare”.
Tonfo del Pd
Il primo, qualche giorno fa, ad invocare la resa dei conti nel Pd, era stato il parlamentare regionale Antonello Cracolici che aveva parlato di una necessaria valutazione sul futuro del partito, lacerato da più parti, già all’indomani delle elezioni. Ebbene, il fatidico giorno è arrivato.
Se i risultati delle politiche parlano di una sonora sconfitta, anche gli exit poll delle elezioni regionali siciliane, infatti, già annunciano la debacle.
Miceli chiede la testa di Letta e Barbagallo
Se le dichiarazioni di voto pubblicate già nella tarda serata d’ieri dovessero essere confermate dallo spoglio, anche a livello regionale i dem saranno chiamati a fare “autocritica”. Ne è convinto Carmelo Miceli, deputato uscente dem e candidato alle regionali, il quale, in attesa del responso dei seggi delle regionali, lancia l’allarme, “Il Pd non avrà credibilità se non farà autocritica”. È un Carmelo Miceli amareggiato quello del 26 settembre, che chiede la testa non solo del segretario nazionale del partito, Enrico Letta, ma anche di quella del segretario regionale Anthony Barbagallo. “Per il Pd è la peggiore sconfitta di sempre. Mi aspetto autocritica dai nostri segretari, sbagliato cercare alibi”, dice Miceli.
“Partito rimaneggiato”
Alla Camera la coalizione di centrosinistra si è fermata al 26,21% delle preferenze. Il Pd, in particolare, non ha affatto brillato, ottenendo uno sparuto 19,3%. Risultati simili al Senato. Un tonfo vero e proprio che portano Miceli a sperare nelle dimissioni di chi reputa i principali attori della brutta caduta che per Miceli è un “disastro”, come dice a BlogSicilia al telefono. “La Meloni è al Governo e il Pd è adesso rimaneggiato”, puntualizza con amarezza Miceli che adesso attende l’esito delle Regionali. “I dati – precisa – non dicono possa esserci un’inversione di tendenza”.
La Chinnici lasciata sola
“Abbiamo atteso l’esito delle elezioni con una disciplina di partito – continua – mettendoci la faccia, anche sulle regionali, perché secondo noi bisognava provare a non scappare anche quando la casa stava per bruciare”. Una campagna elettorale un po’ sottotono, lontana di bisogni dei cittadini, “lontana dal mondo reale e basata sull’antifascismo”. Secondo Miceli, inoltre, la Chinnici sarebbe stata lasciata sola. “Non ha mai urlato, ha sempre avuto toni pacati come nel suo stile – dice -. L’hanno però lasciata sola”.
Non dare la responsabilità agli altri
Quello che chiede adesso Miceli è autocritica. “Dai primi commenti mi pare che i miei amici e compagni del Partito democratico stiano tentando di dare la responsabilità della peggiore sconfitta di sempre a M5S, Calenda e Renzi. Niente di più sbagliato! Serve autocritica. Profonda autocritica”. “Autocritica o il Partito democratico non avrà più un briciolo di credibilità e speranza – conclude Miceli -. Autocritica. Quella che mi aspetto nella conferenza stampa del segretario nazionale Enrico Letta e in quella del segretario regionale Anthony Barbagallo”.
Letta riconosce la sconfitta
Enrico Letta lascerà la guida del Pd ma non subito. “Assicurerò la guida del Pd nelle prossime settimane, per spirito di servizio, in vista del prossimo congresso, non mi presenterò candidato, credo che a una nuova generazione spetti il compito di rilanciare il Pd nell’interesse dell’Italia e dell’Europa”. Lo ha detto il segretario del Partito Democratico nel corso di una conferenza stampa a commento del risultato elettorale.
“Unico modo di battere la destra era campo largo”
Letta analizza i dati arrivati dalle urne: “I numeri dimostrano che l’unico modo di battere la destra era il campo largo, ma non è stato possibile perché alcuni interlocutori si sono sfilati, altri sono stati con noi e li voglio ringraziare”.
“Amareggiato da fuoco amico di Calenda”
“Sono molto amareggiato per l’esito della candidatura di Emma Bonino, il fuoco amico di Calenda non lo ha permesso”. E continua “Siamo il primo partito dell’opposizione ed il secondo in assoluto”.
“Pd non permetterà che Italia esca dal cuore dell’Europa”
“Il Pd non permetterà che l’Italia esca dal cuore dell’Europa, non permetteremo che l’Italia si stacchi dai valori europei e costituenti” ha voluto rassicurare Letta.
“Oggi giorno triste”
Ha proseguito: “Gli italiani e le italiane hanno scelto, è stata una scelta chiara e netta. L’Italia avrà un governo di destra, la tendenza emersa in Svezia è confermata anche in Italia. È un giorno triste, ci aspettano giorni duri”.
L’attacco ai Cinque Stelle
E ancora: “Se siamo arrivati al governo Meloni è per via del fatto che Giuseppe Conte ha fatto cadere il governo Draghi”.
Il segretario del Pd ha spiegato che “intorno a noi leader e movimenti hanno lavorato contro di noi e non contro la destra, per sostituirci ma non ci sono riusciti: siamo la prima forza di opposizione nel parlamento e nel paese, faremo un’opposizione dura e intransigente, siamo capaci di farla”.
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