Si è dimesso il direttore generale dell’Ast, Giovanni Amico. La notizia arriva dopo l’audizione, di questo pomeriggio, in Commissione Antimafia dell’Ars dell’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, che aveva annunciato l’avvio di una verifica da parte degli uffici di vigilanza sulle società partecipate rispetto alla posizione di Amico (subentrato a Ugo Fiduccia arrestato, ai domiciliari) che è indagato nell’inchiesta della Guardia di finanza ‘Gomme lisce‘ sull’ex management dell’Azienda siciliana trasporti.
La bufera e l’audizione in Antimafia
Amico pur non essendo fra i destinatari delle misure interdittive disposte dal gip di Palermo era stato chiamato in causa (per turbata libertà degli incanti, falso ideologico e materiale) sulla scelta del revisore contabile del bilancio. In questo filone è indagato come presidente della commissione di gara. Da qui i dubbi sull’opportunità della sua nomina che erano stati sollevati dalla presidente della commissione ambiente dell’Ars, Giusi Savarino, che ha ospitato nelle scorse settimane i vertici della società.
Le dimissioni prima della riunione del Cda
Da quanto emerso nella audizione Amico sarebbe stato l’unico ad avere i requisiti per la direzione e per non bloccare la macchina amministrativa della società in un momento così delicato firmando, tra l’altro, anche il pagamento degli stipendi. Un atto di interpello per la sostituzione di Amico era stato indetto dal presidente della società Santo Castiglione. Oggi le dimissioni di Amico prima ancora della riunione del Cda, prevista a fine mese, che avrebbe dovuto rispondere all’interpello del presidente.
Armao in Commissione Antimafia “Verminaio assolutamente inaccettabile”
“Nel 2017, quando mi sono insediato la situazione della partecipate era disastrosa”. Lo ha dichiarato il vicepresidente della Regione siciliana ed assessore al bilancio Gaetano Armao, nel corso della sua audizione in Commissione Antimafia regionale in merito alla situazione e alla gestione delle società partecipate della Regione con particolare riferimento alle procedure di selezione del personale e alla gestione dell’Ast – Azienda siciliana trasporti, finita al centro di un’inchiesta giudiziaria.
“Delle assunzioni all’Ast se ne occupava una società interinale”, ha sottolineato Armao. Incalzato dal presidente Claudio Fava sui 13 assunti tutti di Marineo, città della quale è originario Ugo Fiduccia, ex dg dell’Ast, l’assessore al Bilancio ha spiegato che gli è sempre stato risposto da Fiduccia che “delle assunzioni non sa nulla perché se ne è sempre occupata l’agenzia interinale”.
“Io – ha aggiunto Armao – non sono mai stato favorevole al ricorso alle agenzie interinali. Dall’ordinanza (relativa all’inchiesta giudiziaria ndr.) emerge un verminaio assolutamente inaccettabile“.
Nel corso dell’audizione Armao si è anche soffermato sulla puntualità da parte del governo nel proporre interventi normativi ove vi fossero state delle violazioni: “Su Eusebio D’Alì e Giovanni Amico, attuali vice presidente e direttore generale dell’Ast, stiamo facendo delle verifiche per capire come operare. Ovvero, se attendere la sentenza o procedere con la rimozione degli amministratori”.
Armao, Regione parte civile processo Ast
L’assessore all’Economia, Gaetano Armao, esclude che qualcuno tra il personale del suo assessorato abbia suggerito all’ex management dell’Ast l’assunzione di persone attraverso l’agenzia interinale coinvolta nell’inchiesta della Guardia di finanza che, nei giorni scorsi, ha portato all’arresto dell’ex direttore generale Ugo Fiduccia e a 15 indagati a vario titolo di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato.
E definendo “un verminaio inaccettabile” le intercettazioni contenute nell’ordinanza del gip, Armao ha annunciato che la Regione si costituirà parte civile nel processo all’ex management.
Ascoltato in audizione per quasi un’ora e mezza, l’assessore ha risposto alle domande del presidente dell’Antimafia regionale, Claudio Fava, e della commissaria Roberta Schillaci, nell’ambito dell’istruttoria aperta dalla commissione sulle società partecipate e sull’Ast. In particolare, Fava ha chiesto se i dialoghi intercettati nei quali si parla di segnalazioni di persone da assumere all’Ast fatte negli assessorati si riferiscano all’Economia, che ha un ruolo di vigilanza economico-finanziaria sull’Ast: “Conosco l’onestà del mio Dipartimento, non mi risulta e lo escludo”, ha risposto Armao che ha ricostruito alcuni passaggi nel rapporto con l’ex presidente dell’Ast Gaetano Tafuri, indagato.
L’Antimafia ha chiesto più volte come mai il governo Musumeci non abbia revocato l’incarico al vecchio Cda già due anni fa quando con una interrogazione il deputato del M5s Luigi Sunseri aveva segnalato le anomalie nelle assunzioni di persone all’Ast attraverso l’agenzia interinale e soprattutto dopo le ammissioni alla stampa dell’ex dg Ugo Fiduccia (arrestato nell’inchiesta) di avere suggerito all’agenzia interinale una quindicina di persone di Marineo (suo paese d’origine) ritenendole professionalmente all’altezza.
Su questo punto, Armao ha sottolineato che quando “l’assessorato ha vistato comportamenti non lineari è intervenuto”. E ha ricordato che quando il governo venne a sapere dell’iniziativa “Ali di Sicilia” con cui l’ex management dell’Ast voleva creare una compagnia aerea, l’ex presidente Tafuri fu convocato alla Presidenza della Regione nell’agosto del 2020. “Fu un incontro molto animato e serio su alcune questioni – ha affermato Armao – Contestammo alcuni comportamenti, come l’avvio di “Ali di Sicilia”, ramo azienda che non rientrava nel piano industriale. Fu stoppata immediatamente. Musumeci disse a Tafuri: ‘lei non ha la fiducia del governo, lei non è una persona per bene'”.
Armao ha evidenziato di avere sempre “contestato il ricorso a società interinali e il ricorso ai facente funzioni” ruolo ricoperto dall’ex dg Fiduccia. “Il tema è stato affrontato – ha ricordato – la riposta era che senza gli interinali non si potevano fare partire i pullman perché non c’era possibilità di ricambio generazionale. Avevo detto purché gli autisti non diventassero amministrativi, questo mi fu escluso; prima dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria abbiamo sostituito il Cda e abbiamo deliberato in giunta regionale la norma che consente il turnover senza il ricorso agli interinali, formula appropriata per le imprese private ma non per una società pubblica”.
I soldi scomparsi
Durante l’audizione, è emerso che la commissaria Schillaci ha chiesto al presidente dell’Antimafia di inviare il resoconto delle dichiarazioni rese dal Ragioniere generale Ignazio Tozzo alla Corte dei Conti per un’ipotesi di danno erariale in merito alla “scomparsa” di una somma di denaro dell’Ast dalle sedi periferiche dell’Azienda e a proposito degli emolumenti incassati dall’ex dirigente Fiduccia che era in età pensionabile e di eventuali anomalie legate all’assunzione attraverso l’agenzia interinale di autisti che in realtà avrebbero poi svolto ruoli amministrativi.
Schillaci (M5S), governo revochi Cda dell’Ast
“Ogni audizione in Commissione antimafia fa emergere nuovi particolari che testimoniano una gestione opaca dell’Ast, la società dei trasporti siciliana. E’ inopportuno che il direttore generale sia presente nell’attuale assetto societario nonostante sia indagato, così come attualmente indagato è un membro del vecchio Cda. Il governo regionale revochi il Cda e avvii un’ispezione”. Lo dice la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Roberta Schillaci, a margine della Commissione sul fenomeno della mafia all’Ars, riunitasi ancora una volta sulla vicenda Ast.
“I motivi per revocare il vecchio consiglio d’amministrazione dell’Ast – spiega Schillaci – ai sensi dello stesso Statuto della società e della legge regionale numero 9 del 2015, c’erano tutti, ma inspiegabilmente, non si comprende perché un Cda inadempiente, intempestivo e omissivo su azioni strategiche, sia rimasto bellamente al suo posto. Si chiede all’assessore Armao di aprire un focus sulla questione dei 100mila euro che sarebbero spariti dalle casse Ast e su un’altra serie di fatti e inadempienze gestionali che vanno emergendo in questi giorni”, conclude Schillaci.
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