Due grandi compositori, uno dell’Ottocento, l’altro di un secolo più giovane, davanti al grande tema del mistero e di Dio.
È dedicato ad Anton Bruckner e ad Arvo Pärt, accomunati da una profonda fede cristiana, il grande concerto in programma al Teatro Massimo domani, mercoledì 9 novembre alle 20.30. Sul podio Gabriele Ferro, direttore musicale del Teatro, ancora una volta impegnato alla guida dell’Orchestra; soprano Andrea Danková, mezzosoprano Tamta Tarieli, tenore Peter Berger, basso Marko Mimica, Coro del Teatro Massimo guidato da Pietro Monti.
Il concerto si apre con il “Te deum” di Bruckner, una delle opere più riuscite del compositore austriaco. Pare che Bruckner fosse solito dire che quando l’Onnipotente l’avrebbe chiamato a sé a rendere conto di come aveva fatto fruttare i talenti che aveva avuto in dono, la sua risposta sarebbe stata la partitura del Te Deum.
Nel “Te Deum” non vi è spazio per la religiosità individuale che dieci anni prima Verdi aveva espresso nella Messa da Requiem: la preghiera è collettiva e nasce da una fede semplice condivisa da tutti, senza spazio per tormenti e dubbi personali. Il cuore della composizione, “Aeterna fca”, è infatti un momento corale, così come alla comunità fa riferimento il testo dell’inno: Aeterna fac cum sanctis tuis in gloria numerari, accoglici con i tuoi santi nella gloria eterna. E la sezione si conclude nuovamente a cappella, perché ancora una volta Bruckner, con maestria e semplicità, ci pone di fronte queste anime la cui preghiera collettiva ci porge senza veli od orpelli. È forse questo il segreto del successo del Te Deum, un successo immediato, fin dalla prima esecuzione il 2 maggio 1885 a Vienna.
Più travagliata invece la gestazione della Prima Sinfonia in Do minore, pure in programma nel concerto di domani sera: la prima fu composta a Linz tra il 1865 e il 1866 ed eseguita sotto la direzione dello stesso Bruckner sempre nella stessa città nel 1868. Bruckner tornò a lavorare sulla Prima Sinfonia nel 1877 quando viveva ormai a Vienna e continuò ad apportare piccoli cambiamenti anche in anni successivi.
Il concerto mette in rapporto Bruckner con il compositore estone Arvo Pärt, accomunato a lui da una profonda fede cristiana. In programma il “Cantus in Memoriam Benjamin Britten”, completato nel 1980 e dedicato al compositore inglese scomparso quattro anni prima. Dal 1976 fino al 1980, anno in cui abbandona il proprio Paese – l’Estonia sovietica dove la sua fede cristiana era scandalosa – Pärt lavora a diverse composizioni, basate su un nuovo stile che il compositore definisce “Tintinnabuli” (tintinnabulum era nell’antica Roma uno strumento composto da piccole campane). Pärt non aveva mai incontrato Britten, e conosceva poco delle sue composizioni, solo quel che era riuscito a filtrare attraverso la “cortina di ferro”.
Nell’introduzione al Cantus in Memoriam Benjamin Britten, Pärt scrive: “Perché la data della morte di Benjamin Britten – 4 dicembre 1976 – tocca una corda dentro di me? Evidentemente in questo momento ero arrivato al punto in cui ero in grado di riconoscere la grandezza di una tale perdita. In me sorgono inesplicabili sensi di colpa, forse anche più di questo. Avevo da poco scoperto Britten. Poco prima della sua morte avevo iniziato ad apprezzare l’insolita purezza della sua musica. E inoltre, per un lungo tempo avevo desiderato di incontrare Britten di persona e ora non sarebbe stato più possibile”.