Continua a bruciare il bosco di Casaboli, il polmone verde accanto a Pioppo, ma così vicino la città di Palermo da essere da sempre una delle mete preferite dai palermitani nelle loro gite domenicali.
L’incendio è stato segnalato ieri alle ore 16.25 alla Sala Operativa del Corpo Forestale e subito si è compreso che a causa delle altissime temperature si rischiava un danno ambientale di estrema gravità.
Subito sul luogo sono arrivate numerose squadre e autobotti della forestale, ma anche i Vigili del Fuoco e volontari della Protezione Civile, ma purtroppo è mancata la disponibilità di Canadair poiché tutti impegnati in decine di roghi che ieri erano attivi in tante regioni.
Hanno operato invece due elicotteri. Questa mattina l’incendio è ancora in corso. Sono stati già bruciati oltre cento ettari di bosco ma è a rischio l’intero demanio, che è di circa 1000 ettari, ma l’incendio se il vento dovesse assumere particolare intensità potrebbe anche minacciare il comprensorio di San Martino.
Continua l’incessante lavoro dei forestali presenti con diverse pattuglie dei distaccamenti di Villagrazia e San Martino. Dalle 9 circa sta operando un Canadair, ma per ammissione dello stesso pilota, ne occorrerebbe almeno un secondo per contrastare i numerosi fronti dell’incendio, in alcuni casi lunghi anche qualche chilometro.
“L’incendio che ha devastato il bosco di Casaboli è un crimine contro l’umanità. Come Flai Cgil Sicilia e Palermo chiederemo alla magistratura di avviare un’indagine per capire quali interessi economici si nascondano dietro questi incendi che stanno colpendo siti di grande interesse naturalistico in tutto il territorio regionale”. Lo affermano i segretari di Flai Cgil Sicilia, Tonino Russo e Flai
Cgil Palermo Dario Fazzese. L’area è gestita dal demanio forestale, costata anni e anni di lavoro e investimenti pubblici.
“E’ tutto in fumo, carbonizzato. E oggi gli operai forestali di Pioppo, Borgetto, e delle zone del comprensorio, non potranno più occuparsi del bosco di Casaboli, distrutto: hanno perso il loro posto di lavoro”, aggiungono Tonino Russo e Dario Fazzese. Si tratta di 200 operai impiegati a rotazione a Casaboli durante l’anno. Secondo la Flai Cgil, non può essere stata l’opera di un piromane isolato o di una banda di ragazzi ad appiccare il fuoco in un posto così strategico.
“L’incendio di Casaboli dimostra come il fuoco sia stato appiccato, in una giornata afosa, in punti diversi, e chi è entrato in azione sapeva di non poter essere osservato dalle torrette di avvistamento antincendi – aggiungono Russo e Fazzese – Sì, è vero, ci sono ritardi e inadempienze nel settore. Ma di fronte a una mano criminale che appicca l’incendio dentro il demanio forestale, oltre i viali parafuoco a prevenzione degli incendi, proprio per fare danno, sicuramente ci sono forti interessi che vanno individuati. Per questo chiediamo alla magistratura di intervenire”.
La Flai segnala anche le difficoltà in corso nello spegnimento dell’incendio, aggravate dai pesanti tagli al settore di questi anni, motivo per cui gli interventi di bonifica più complicati, nelle aree di difficile accesso, sono stati rimandati. “Ci sono intere zone dove non si interviene. Anche qui a Casaboli, nelle zone più impervie, ci sono alberi caduti e un sottobosco fitto, una gran mole di materiale che
brucia e che gli operatori da terra non riescono a spegnere – Gli operai forestali stanno dando l’anima”.
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