Brancaccio continua a essere un quartiere difficile. Una situazione ancora più difficile oggi a causa dell’emergenza sanitaria che sembra aver dato ancor di più campo libero a Cosa nostra, che spesso si è messa al posto dello Stato. Lo sanno bene don Maurizio Francoforte e i volontari della parrocchia di San Gaetano che, nel corso del lockdown, andavano su e giù per le vie del quartiere palermitano, per consegnare il necessario a quelle famiglie cui, altrimenti, avrebbero bussato il “servizio sociale” i capi zona mafiosi di turno.
In una intervista al quotidiano Avvenire don Maurizio racconta del grande lavoro svolto durante l’emergenza sanitaria, nel rione da cui la mafia non se ne è mai veramente andata. “La pandemia ci ha fatto fare passi indietro”, afferma don Francoforte. Tocca alla parrocchia e al Centro Padre Nostro, nato per intuizione da padre Puglisi, a fare quello che toccherebbe alle istituzioni. “Siamo come supplenti anche se in fondo chiediamo cose normali”.
“La crisi che la pandemia ha portato non è solo di tipo sanitario – osserva il parroco –. La ricaduta economica è stata ed è devastante per una periferia come la nostra”. E anche solo aver dovuto limitare le attività pubbliche e i momenti d’incontro ha ripercussioni visibili. “Perché vuol dire non riuscire a incidere come si vorrebbe sul nostro territorio”, aggiunge don Francoforte. Se poi si aggiunge “la mancanza e la perdita del lavoro, con famiglie che si ritrovano interamente paralizzate dalla quarantena e che hanno perso ogni possibilità d’introito”, si comprende con quale facilità si stia rischiando un ritorno al passato.
“Chi finalmente era riuscito a conquistare un tenore di vita dignitoso, adesso teme di essere di nuovo estromesso a causa della pandemia”. E le seduzioni della “mafiosità” sono forti. Specie nel bisogno. “Ci capita di vedere persone che per avere una visita medica tornano a cercare gli amici degli amici, ripristinando un sistema clientelare che speravamo di avere messo all’angolo”.