Acqua di falda, mista a liquidi fognari, che risale dalle fondamenta ed invade gli scantinati e i garage. Questa è la situazione che si trovano a vivere gli abitanti del plesso abitativo di piazza della Pace, area sita nel quartiere di Borgovecchio, a Palermo. Una situazione che ha scatenato la rabbia dei residenti, tanto che gli stessi hanno deciso di bloccare la strada.
Quello in oggetto non è un caso isolato in zona, visto che altri palazzi del circondario di via Francesco Crispi hanno avuto vicende simili negli ultimi anni. Il tutto, in un assordante silenzio del mondo politico e delle istituzioni.
L’azione della natura ha fatto sentire i suoi effetti sulle colonne e sui muri del plesso, tapezzati di umidità e muffa. Un quadro che ha costretto i cittadini a dotarsi di una pompa idrovora per cercare di drenare quanta più acqua possibile. Ma, nell’ultimo periodo, nemmeno questo strumento è stato sufficiente a lenire il problema.
Stato di cose fatto più volte presente dai residenti di piazza della Pace e di cui vi avevamo già parlato in un servizio del 22 luglio. Da allora, nulla è stato fatto. Come racconta Giorgio Martinico, cittadino che vive, come le decine di famiglie che popolano la struttura popolare, i disagi di dovere camminare letteralmente in mezzo alle acque ogni giorno. “E’ una situazione problematica e pericolosa. Problematiche che sono nate da lavori pubblici svolti qua in zona ed hanno trasformato la zona in una palude”.
Il residente evidenzia poi lo stato di via Archimede, tratto viario antistante al plesso. Gli abitanti del palazzo sono infatti costretti a scaricare l’acqua drenata nell’adiacente fognatura. Ma, a causa di malfunzionamenti del sistema, i liquidi si riversano in strada. Ciò causando non solo un odore nauseabondo, ma anche la presenza di insetti infestanti. Il tutto, a poche decine di metri da due scuole, la Giacomo Serpotta e la Federico II. “Si rischia il pericolo igienico-sanitario. Noi abbiamo a che fare con acque di fognature, che stanno settimane intere in strada. Inoltre, vi sono gli scantinati completamente invasi dall’acqua, con relativo rischi strutturale”.
I cittadini dell’area si attendevano risposte dal mondo politico e dalle istituzioni, allertati più volte. Ma, ad oggi, nulla è stato fatto. Un problema che, Giorgio Martinico, collega ai casi di altri condomini con gli stessi problemi.
“E’ da cinque anni che la situazione è questa. Da quando sono iniziati i lavori dell’anello ferroviario, tutta questa zona che va da via Amari a piazza della Pace è interessata da deviazioni di acqua di falda che hanno causato il danno in questione – sottolinea il cittadino -. Abbiamo segnalato a tutti gli uffici competenti di intervenire. La problematica è così estesa che si preferisce non intervenire, se non con pulizie una tantum, diventate ad oggi inutili. Il problema ormai si è esteso. Queste soluzioni estemporanee non sono più sufficienti. Non siamo nemmeno alle porte dell’inverno. Noi non siamo cittadini di Serie B”.
“Oggi come da quattro anni a questa parte assistiamo all’immobilismo di questa amministrazione, che preme tanto sulle linee del tram tralasciando i veri problemi della nostra città”. A dichiararlo è il consigliere dell’ottava circoscrizione del Movimento 5 Stelle Alessandro Amore.
“I residenti di Piazza della pace lamentano la presenza di acqua di falda mista a liquidi fognari risalenti dalle fondamenta che periodicamente invade gli scsntinati. Nonostante sopralluoghi dell’Amap e nostre sollecitazioni ad oggi non c’e’ ancora una soluzione.
Quello di piazza della Pace non è però un caso isolato. Sono almeno cinque i condomini in zona che hanno avuto problemi di allagamenti a partire da febbraio 2018. Essi sono divisi fra via Ettore Pais e corso Domenico Scinà. Un problema che gli stessi amministratori dei palazzi residenziali hanno segnalato, anche attraverso il ricorso ai propri legali. Proprio gli avvocati dell’edificio di via Ettore Pais 8 avevano evidenziato l’insorgere di una copiosa risalita di acque dal sottosuolo. L’amministratore del Condominio si è attivato, installando una pompa idrovora attiva H24, nonché incaricando un professionista geologo di fiducia per indagare l’origine del fenomeno.
Ad essere scelto per l’incarico fu l‘ingegnere Pietro Todaro, che ha redatto una perizia nel gennaio del 2019. Nella stessa il professionista ha riscontrato un allagamento del piano cantinato dei palazzi. Le acque raggiungevano i 26 centimetri di altezza dal piano di calpestio. Il tecnico ha escluso fin da subito che le cause di presenza dell’acqua potessero dipendere da dispersioni e/o perdite idriche localizzate dell’impianto idropotabile, come anche da infiltrazioni e/o percolazioni esterne. Dall’esame delle analisi chimico-fisiche, venne riscontrata la presenza di cloruri non riconducibili alle caratteristiche dell’acqua potabile comunale, nonché valori di conducibilità elettrica che hanno escluso la presenza di acque salmastre.
Dopo aver escluso le ipotesi del bilancio delle acque e delle onde di mare, Todaro si è concetrato su una terza opzione. Essa fa riferimento alla correlazione del fenomeno con i lavori dell’Anello Ferrovario, sulle quali l’ingegnere scrive quanto segue.
“La terza ipotesi legata agli effetti prodotti dalla realizzazione della galleria di metro-ferroveria, denominata “Anello Ferrovario”, ha trovato invece nelle verifiche condotte piena conferma come unica causa dell’innalzamento del livello della falda idrica locale e del conseguente allagamento del locale cantinato. La turbativa e l’impatto che tale struttura produce sono evidenti costituendo la galleria nel suo complesso. Uno sbarramento sotteraneo, con un fronte di ben 16 metri di altezza, al naturale deflusso della falda. Il lento flusso idrico è deviato sia verso l’alto, innalzando la quota piezometrica locale, sia verso il basso, dove trova sfoga nel “corridoio” residuo di calcarenite compreso fra il fondo dell’Anello e il basamento argilloso impermeabile“.
Ma il tema degli allagamenti non riguarda soltanto i condomini della zona. Anche i lavori del collettore fognario sono al palo. Il motivo? L’acqua appunto. Come hanno spiegato i vertici di Amec, azienda destinataria dei lavori, in un’intervista rilasciata ai nostri microfoni. “Altra problematica, allo stato attuale, che ha determinato un rallentamento delle opere – sottolinevano -, ha riguardato l’attraversamento di via Crispi, dove, nella esecuzione di scavi in trincea per la posa di tubazioni, si sono riscontrate copiose infiltrazioni di acque di falda e fognarie, che rendono complessa l’esecuzione dei lavori“.
“Ciò se non si procede con un aggottamento delle acque con un sistema di sollevamento e scarico. Il problema è costituito dal fatto che in zona non risultano recapiti adeguati e si sta operando, con i tecnici comunali, ad individuare una soluzione temporanea che consenta lo scarico in un recapito con una certa capacità in grado di ricevere la portata di liquido presente nello scavo”.
“Per i suddetti problemi, sono in corso dei confronti con l’Amministrazione comunale (Committente dei lavori), che si è sempre mostrata disponibile a recepire quanto da noi rilevato, per individuare, di concerto, le soluzioni ai problemi, evidentemente oggettivi, e consentire quindi il corretto proseguimento dei lavori”.