Tre giovani sono stati denunciati dalla polizia di Stato sorpresi in auto con diversi pezzi di marmitta e catalizzatori nel cofano dell’auto. Gli agenti delle volanti attorno alle 4 di notte hanno bloccato tre giovani di 29 anni, 25 anni e 35 anni in via Nina Siciliana a Palermo.
Nel corso della perquisizione sono stati trovati oggetti per tagliare le marmitte e diversi pezzi degli scarichi delle auto. I giovani non hanno saputo indicare la provenienza delle marmitte e così sono stati portati alla caserma Lungaro e denunciati.
E’ la nuova emergenza su cui indagano carabinieri e polizia. I furti di marmitte delle auto messi a segno dai ladri che cercano di racimolare pochi grammi di palladio, rodio e anche platino, che si trovano nel catalizzatori. Pochi grammi del prezioso metallo valgono non poco.
Nel corso della notte le auto prese di mira vengono sollevate e con un flex auto alimentato riescono a tagliare la marmitta nella zona del catalizzatore. La mattina seguente per il proprietario dell’auto è impossibile spostare la vettura.
I precedenti
A Palermo i carabinieri in questi ultimi mesi hanno arrestato sei persone bloccate in flagranza a Brancaccio e a Capaci, un denunciato, mentre ne sono stati sventati due uno in via Tripoli e uno a Casteldaccia. I furti sono numerosi, alcuni neppure denunciati.
I proprietari delle auto preferiscono sostituire le marmitte senza presentare denuncia. Fenomeno diffuso anche a Catania. Anche qui carabinieri e polizia hanno arrestato negli ultimi mesi una decina di persone.
Ecco quanto rende il furto
Se pensiamo che un grammo di Rodio è quotato circa 400 euro, mentre il Palladio vale circa 82 euro, il conto è presto fatto: ogni pezzo rubato può rendere dai 100 ai 400 euro. E se prima possedere un’auto “vecchia” era considerato un deterrente per i ladri, ora non è più così: nei catalizzatori delle vetture di ultimissima generazione, infatti, l’utilizzo di materiali preziosi è ormai molto raro, mentre fino a qualche anno fa era d’obbligo: ecco perché vetture con quattro o più anni di età diventano appetibili per i malviventi. Dopo tali furti, tra l’altro, alcuni dei proprietari rinunciano a riparare l’impianto di scarico per evitare di affrontare costi (cifre che possono superare il migliaio di euro), spesso superiori al valore della vettura, col rischio poi di dover affrontare lo stesso problema.
Le auto prese di mira
Rubare un catalizzatore richiede poco tempo, poca manualità e solo qualche attrezzo specifico: il ladro s’infila sotto la vettura, magari sollevandola con un crick o addirittura adagiandola su un fianco, così da poter lavorare meglio. Le Smart sono il bersaglio preferito: basta infatti sradicare il paraurti posteriore per poter raggiungere il catalizzatore. Anche le Suv vengono facilmente prese di mira, a causa della loro altezza da terra, che facilita le operazioni di “estrazione”. Ricorrere a soluzioni antifurto? C’è chi incapsula il catalizzatore con una placca di metallo, ma anche questa viene rimossa dai ladri, sebbene gli occorra più tempo. E succede anche che alcuni automobilisti, dopo aver subito un primo furto, decidano di non mettere più il catalizzatore, optando per uno scarico normale, almeno fino alla prima revisione.
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