Il monopolio del “caro estinto” grazie all’appoggio della mafia. Su questa tesi investigativa si è pronunciato il gup di Palermo Giuliano Castiglia che ha condannato Mario Pecoraro, 47 anni, e Carlo Salvatore Sclafani, 48 anni, a dieci anni di carcere. Sono accusati di associazione mafiosa. Assolti invece Giusto Cangialosi, 31 anni, Carmelo Giammanco, 50 anni, e Mario Giammanco, 45 anni, perché è insufficiente e contraddittoria la prova, perché il fatto non è previsto dalle legge come reato e perché il fatto non sussiste. Erano tutti imputati nel processo scaturito dall’operazione “Dominio” scattata a Bolognetta lo scorso anno condotta dai carabinieri del comando provinciale di Palermo e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia.
Le indagini della compagnia di Misilmeri avevano portato all’esecuzione di un’ordinanza cautelare nei confronti di Carlo Salvatore Sclafani e Mario Pecoraro perché considerati vicini alla famiglia mafiosa. Secondo le indagini condotte dai militari, coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Giorgia Righi e Gaspare Spedale, i due imprenditori, nel periodo di reggenza di Stefano Polizzi, all’indomani del suo arresto, il 4 dicembre del 2018 nell’operazione “Cupola 2.0”, si sarebbero messi a disposizione del capofamiglia, assumendo un ruolo centrale a Bolognetta.
Grazie al sostegno della famiglia di Misilmeri, avrebbero ottenuto il monopolio sul territorio nel settore delle agenzie funebri e dell’edilizia. Sia Sclafani che Pecoraro avrebbero minacciato e intimidito, secondo l’originaria accusa, un imprenditore nel settore delle onoranze funebri per mantenere il monopolio nel territorio. Il denaro ottenuto dall’operazione sarebbe stato impiegato nelle proprie attività imprenditoriali. Nella sentenza il giudice Castiglia ha ordinato la confisca delle imprese Sagin srls di Giusto Cangialosi e le onoranze funebri Sant’Antonio di Pecoraro Mario & C sas e dei relativi complessi aziendali.
I militari, nel corso dell’operazione “Dominio” avrebbero accertato anche “l’infiltrazione nell’amministrazione comunale – spiegano gli investigatori – che avrebbe affidato loro commesse pubbliche senza seguire i previsti iter amministrativi in violazione del principio di trasparenza ed imparzialità”.