In un grosso paese della provincia di Palermo c’è un ragazzino di 12 anni che piange e non sorride più. E si chiede quale sarà il suo futuro. Qualche notte fa, si è svegliato improvvisamente ed ha avuto un attacco di panico. “Cosa farò – ha detto alla sua mamma – senza i miei compagni di classe?”.
A gettare l’adolescente in questo stato di profonda tristezza e disagio non è una passeggera crisi emotiva dovuta alla sua età, ma quello che il ragazzino considera un vero e proprio fallimento. Il 12enne, che frequentava la seconda media, è stato bocciato. I suoi genitori sostengono che la non ammissione alla classe successiva sia l’esito del disinteresse degli insegnanti che non hanno seguito il Piano didattico personalizzato stilato sulla base delle sue esigenze. Il ragazzino è infatti dislessico e disgrafico, o meglio, ha un Dsa, ovvero un disturbo specifico dell’apprendimento.
Lo studente, come riferisce a BlogSicilia la madre per denunciare quanto accaduto, si è impegnato moltissimo durante tutto l’anno scolastico tra studio e terapia. La sua giornata è scandita da ritmi ed appuntamenti precisi che l’adolescente segue con grande solerzia: lezione a scuola dalle 8 alle 14.15, pranzo e poi dalle 15 alle 18,30 i compiti svolti con una insegnante privata che si dedica solo a lui affinché possa meglio comprendere e riuscire nello studio. Due volte a settimana segue la terapia in un Centro per i disturbi dell’Apprendimento.
Ma tutto questo a quanto pare non è bastato. E adesso i genitori puntano il dito contro gli insegnanti, che non avrebbero avuto le capacità, e probabilmente – a loro dire la voglia – per far sì che il figlio potesse proseguire il suo corso di studi.
Racconta la madre: “Per i professori il bambino è semplicemente svogliato. L’insegnante di matematica mi ha detto, senza remore, che secondo lei l’unico problema sarebbe che a mio figlio la scuola non piace. E non ha esitato a dire che i medici che lo seguono non hanno capito niente”.
I medici già. Perché esistono certificazioni di strutture pubbliche e private che attestano il disturbo dello studente.
Certificazioni che i suoi insegnanti hanno letto ma di cui i professori – dice ancora la madre – non avrebbero tenuto conto. Eppure per lui in passato le cose sono andate diversamente. Il bambino aveva 8 anni quando i suoi insegnanti di una scuola elementare della Toscana, dove viveva in quel periodo con la famiglia che si era spostata per lavoro, si accorsero che era dislessico e disgrafico. Non riusciva a copiare dalla lavagna e a seguire la lettura in classe allo stesso ritmo degli altri.
La mamma ed il papà sono intervenuti immediatamente facendolo seguire dai migliori specialisti. Poi hanno deciso di ritornare in Sicilia, e qui sono iniziati i problemi. Il clima di accoglienza e dolcezza, a cui era abituato il bambino nella vecchia scuola, è diventato un miraggio.
E’ ancora la madre a riferire che il ragazzino è stato “ingiustamente colpevolizzato e considerato un peso, un elemento scomodo da eliminare”. Ma per la sua mamma lui non poteva studiare serenamente dato l’ambiente “teso ed aggressivo della classe”, dove lo studente sarebbe stato anche vittima di episodi di bullismo messi in atto “da due ragazzine problematiche da cui ha ricevuto sberle e penne conficcate nelle mani. E la colpa – tuona ancora la madre – veniva data sempre a mio figlio”.
Nonostante le difficoltà, il primo anno di scuola media il ragazzino è stato promosso. Quest’anno al primo quadrimestre ha ottenuto il 6 in tutte le materie eccetto il francese, dove ha avuto 5. In ogni caso i genitori non si aspettavano che venisse bocciato. Lo hanno appreso il giorno prima dell’affissione dei quadri con i voti finali. Sono stati convocati in segreteria, dove gli è stato consegnato un foglio in cui c’era scritto che il figlio non era stato ammesso alla terza classe.
Ma si poteva evitare la bocciatura? Per i genitori sì. Tanto che si preparano, affiancati dal legale e dalla dottoressa specializzata in Dsa che segue il bambino, a presentare una denuncia affinché il figlio “venga rivalutato tenendo conto delle sue difficoltà”.
Difficoltà, che a detta ancora dei genitori, gli insegnanti non avrebbero fatto niente per mitigare. “Mio figlio – aggiunge la madre – fa un po’ più fatica degli altri a concentrarsi. Dato il suo Dsa, non scrive le doppie così come scrive alcune parole attaccate. Gli insegnanti che lo hanno bocciato dovrebbero saperle queste cose. Invece si lamentavano soltanto dicendo che a lezione si stancava e a volte aveva uno sguardo assente. Può accadere, lui si distrae facilmente, ma ha sempre studiato con slancio ed interesse. In classe però, non è stato aiutato in alcun modo“.
La madre racconta ancora di un ragazzino sensibile ed educato. Un ometto capace di accudire anche i due fratelli minori, che gli prepara la merenda e li aiuta nell’igiene personale, assai responsabile e generoso. Che ama circondarsi degli amichetti che il sabato sera invita a casa per mangiare la pizza insieme e giocare in giardino, e che adesso si pone tanti interrogativi. Come sarà il prossimo anno scolastico per lui, senza alcuni compagni ai quali è molto affezionato?
I suoi genitori sono arrabbiati ma anche fiduciosi. E sono intenzionati ad andare avanti e far valere il diritto del figlio al riconoscimento del proprio impegno. In bocca al lupo, piccolo grande uomo.
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