Due ginecologhe e un’ostetrica sono state condannate in primo grado per la morte di una bambina che ha vissuto solo 24 ore. La piccola Margherita Volpe morì all’ospedale Civico di Palermo, a nemmeno un giorno dal parto avvenuto alla clinica Candela. Un anno e quattro mesi sono stati inflitti a all’ostetrica Manuela Vercio, di 36 anni, e alla ginecologa Laura Carlino, di 56; l’altra ginecologa Roberta Lubrano, di 44 anni, ha avuto un anno. Pena sospesa per le tre donne. Lo riporta il Giornale di Sicilia.
Ieri il giudice monocratico ha stabilito che la piccola sarebbe morta a seguito di un’asfissia e non a seguito di un’infezione trasmessa attraverso la placenta dalla mamma alla bimba. La placenta esaminata dagli esperti non sarebbe stata riconducibile alla piccola ma a un maschietto. La condanna in primo grado arriva in extremis, dopo 8 anni di processo che ha visto richieste di archiviazione e ricorsi che hanno permesso alla parte offesa di riaprire il dibattimento.
Ieri il giudice, accogliendo la richiesta di parte civile ha deciso per il pagamento di una provvisionale di 100 mila euro ciascuno per la mamma e il papà della piccola. Gli avvocati delle tre donne, intanto hanno annunciato l’intenzione di voler ricorrere in appello.
Secondo il giudice Innocenti, l’ostetrica e le ginecologhe non si sarebbero rese conto della sofferenza del feto nonostante i tracciati tocografici potessero indurre più di una preoccupazione. Quando fu fatto il cesareo era però troppo tardi, Margherita venne alla luce non vitale, fu rianimata e trasferita al Civico, dove morì nel giro di poche ore a causa dei gravi danni riportati. Secondo i periti, se i sanitari fossero intervenuti sibito, la bambina si sarebbe potuta salvare. Secondo un’altra ipotesi dei periti di controparte, la piccola sarebbe morta a causa di un’infezione della mamma, trasmessa alla piccola ma sarebbe emerso che la placenta esaminata non era riconducibile a Margherita ma a un maschietto. E questo ha fatto cadere le tesi difensive, che verranno riproposte in appello.
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