Bilancio di previsione che vai, commissario che trovi. Nuova tegola sul Comune di Palermo che, dopo aver vissuto in passato il commissariamento del triennale 21-23, sarà costretto a subire lo stesso destino anche per il documento contabile relativo al triennio 22-24. Con una lettera inviata il 3 novembre, la Regione Siciliana ha informato l’Amministrazione del capoluogo siciliano della nomina di un commissario ad acta. Si tratta nuovamente di Antonio Garofalo, tecnico che si è già occupato in passato del bilancio di previsione 21-23.
Garofalo nominato commissario ad acta
Una nomina che, scrivono gli uffici regionali, mirerà a velocizzare l’iter di approvazione del bilancio di previsione 22-24 e dei relativi documenti propedeutici. “Si prega il ragioniere generale – si legge inoltre nella nota – di far conoscere lo stato del procedimento di approvazione del bilancio di previsione 2022-24, avendo cura di indicare sinteticamente i motivi che non hanno consentito, ancora, di dotare l’ente del documento contabile in argomento. Le notizie richieste dovranno pervenire entro il 7 novembre 2022“. La Regione chiede approfondimenti visto che, proprio il suddetto atto, rappresenta un elemento chiave per il futuro piano di riequilibrio.
Un commissariamento che non è unico nel suo genere visto che anche il bilancio di previsione 21-23 ha seguito lo stesso destino. Un lungo iter partito in era Orlando e conclusione a fine ottobre, con l’approvazione della delibera di Giunta richiesta dallo stesso dirigente regionale. Sul fronte del triennio 22-24, le cose si dovrebbero prospettare più semplici. Questo in virtù del fatto che alcuni atti risultano già approvati, fra questi il piano delle alineazioni. E che la delibera sul tariffario IRPEF risentirà degli effetti positivi derivati dal decreto aiuti bis. Provvedimento dal quale sono scaturite alcune agevolazioni per i comuni in procedura di riequilibrio. Fra questi rientra chiaramente anche Palermo, che potrà attingere ai fondi del comma 565 dell’ultima finanziaria per cancellare gli aumenti previsti nel precedente piano di riequilibrio. Ciò in attesa che si ridefiniscano i termini dell’accordo con lo Stato.
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