Palermo saluta un missionario, un uomo di pace, un fratello: in migliaia si sono radunati alla Cattedrale per dare l’addio a Biagio Conte. La chiesa si è riempita già nelle prime ore della mattinata, con tantissime persone che hanno seguito la messa, celebrata dall’arcivescovo Corrado Lorefice, anche dall’esterno. Ognuno lo ha voluto salutare a modo suo: chi con un bacio alla bara, chi in silenzio, chi con una preghiera o con un fiore. Il feretro del missionario è stato poi portato a spalla al Palazzo Arcivescovile, dove è stato accolto dal volo di uno stormo di colombe. Adesso, la bara sarà riportata alla Missione Speranza e Carità, dove verrà inumata come da volontà del missionario.
L’omelia dell’arcivescovo Corrado Lorefice
Celebrazioni religiose che hanno visto la presenza di tutte le autorità cittadine e regionali, nonchè degli esponenti di punta delle varie fedi religiose. Un trapasso, quello di Biagio Conte, che ha superato le barriere e le divisioni, redendosi capace di unire anche quando non c’è più. Una messa più volte interrotta dal pianto, dalle lacrime di chi lo ha conosciuto e non.
Persino l’arcivescovo Corrado Lorefice si è lasciato andare al pianto durante l’omelia, quando ha ricordato la figura di fratel Biagio Conte. “Ha praticato la giustizia, ovvero ha dato a Dio quello che è di Dio, tutto. Avevamo l’impressione, quando ci parlava, che accanto a lui ci fosse Dio. Biagio ha vissuto la vita con umiltà. Lo abbiamo visto piangere per il prossimo. L’amore – ha dichiarato piangendo Lorefice – non è amare. E’ avere lacrime come l’umile frate di Assisi, Francesco, a cui Biagio si ispirava tanto”.
Feretro portato a spalla al Palazzo Arcivescovile
Un discorso chiuso da uno scrosciante applauso delle tante persone presenti all’interno della Cattedrale di Palermo. Qualcuno, dal pubblico, ha perfino chiesto la beatificazione, alcuni con le parole, altri con uno striscione. Un merito che solo la sede centrale della Chiesa può attribuire ma che Biagio Conte, per quello che ha fatto in vita, certamente si meriterebbe.
L’assistenza agli ultimi, a chi una casa non c’è l’ha, è uno dei più alti valori del cattolicesimo di francescana memoria. Indossare i panni di chi soffre per capire la sua sofferenza. E forse è per questo che Biagio Conte, oggi, è stato ricordato da tanti palermitani. Un popolo che fa della solidarietà e dell’aiuto al prossimo una ragione di vita. La cerimonia si è conclusa con la bara portata a spalla da otto sacerdoti, che hanno condotto il feretro al Palazzo Arcivescovile, in attesa del trasferimento per le esequie. Un passaggio accolto dal volo delle colombe, una delle quali per un attimo si è posata sul feretro prima di spiccare il volo. Quasi un modo per salutarlo, così come fatto dai tanti cittadini che si sono radunati in Cattedrale. Palermo saluta un amico, un missionario, un fratello. Palermo saluta così Biagio Conte.
Commenta con Facebook