La politica italiana assomiglia sempre di più a uno zoo. Una volta si sarebbe detto “circo”, ma la narrativa di questi ultimi tempi impone che per essere politicamente corretti, si ci debba celare dietro un’identità animale. Una volta, dare della bestia a un politico portava dritti dritti a una querela; oggi, accostare il politico a un animale è quasi un dovere morale. C’è chi rispolvera la vecchia Balena Bianca, perché così veniva chiamata la Dc della ruggente Prima Repubblica.
Ma il contesto, oggi, è cambiato. Tutto (ri)comincia con le “sardine”, movimento (spontaneo?) apolitico e apartitico. Accusati di essere una sorta di spoiler nascosto del Pd, i quattro fondatori del flash mob “ittico” rivendicano la loro autonomia. Loro spiegano: “non siamo per qualcosa, ma contro la narrativa sbagliata della Lega di Salvini”.
Non so a voi, ma a me chiunque sostenga un principio universale, in grado di spiegare tutto, una sorta di religione laica, fa un po’ paura. Le sardine – peraltro pesce azzurro ricco di proprietà nutritive ed orgoglio della nostra tradizione ittica – sembra si stiano diffondendo in tutta Italia. Immediata la replica dello staff cibernetico della Lega (guarda un po’, si chiama la “Bestia”): abili nel cogliere la palla al balzo, o per meglio dire nel calare le reti nel mare della comunicazione virtuale, gli spin doctor del Capitano schierano frotte di “Gattini per Salvini”. E per sovrammercato aggiungono anche i Pinguini leghisti. Visto che micetti e pinguini sono notoriamente ghiotti del prelibato pesce, c’è persino chi ha gridato alla minaccia. Insomma, una follia collettiva.
Con un’unica, grande assente: la politica. Perché, signori, qui di politica non se parla più. Con le prime pagine dei giornali e i siti online presi d’assedio dalla disfida ittico felina, scivola nel silenzio il dramma politico che si sta compiendo in Italia. Dei guai del premier Conte, fragile politicamente e invischiato in una brutta faccende dalle origini Vaticane, non se deve parlare. Così come è tabù raccontare del collasso sistemico di un governo in perenne stato di fibrillazione, sin dal giorno del suo insediamento. Tanto meno fa notizia la guerra in Libia, con droni abbattuti e il carico drammatico di migranti, ancora costretti a milioni nelle prigioni di Tripoli, in attesa del primo sospiro di vento per imbarcarsi sulle carrette del mare. Anche la vicenda ex Ilva Taranto sta progressivamente assumendo caratteri di routine, quasi un replay di quanto accaduto con la crisi industriale di Termini Imerese.
Sulla crisi sistemica della finanza italiana (con in più l’addendum del Fondo Salva Stati Ue) regna un silenzio tombale. Nulla più interessa dell’accordo Fca-Peugeot , ennesima tappa della macronizzazione del sistema Italia.
Potrei continuare all’infinito con gli esempi. Ma tanto non cambia nulla. Siamo ridotti come bestie, manipolati come pecore e indottrinati come polli da batteria, ripetiamo concetti vaghi a “pappagallo”. Altro che sardine e gattini, siamo asini, ciuchini ignoranti, incapaci di un pensiero autonomo, analfabeti funzionali collegati ad una griglia di fatti ed accadimenti che poco o nulla hanno a che vedere con la vita reale. E’ l’epopea di Pinocchio. Ma senza la Fata Turchina.
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