Beppe Alfano, il giornalista ucciso dalla mafia 31 anni fa

Sonia Alfano, “Mio padre fa più paura da morto che da vivo”

“Mio padre fa più paura da morto che da vivo”. Sonia Alfano non si rassegna e a distanza di 31 anni dall’omicidio del padre, il giornalista Beppe Alfano, continua a chiedere che venga fatta giustizia.

Era stato minacciato, “non arrivi al 20 gennaio”

“Come ogni 8 gennaio aspetto le 22:15. Come ogni anno rivivo ogni singolo istante di quei giorni che precedono il giorno dell’omicidio di mio padre. Dapprima i ricordi, poi la paura, finché lo scandire del tempo si sofferma maledettamente sulle ultime ore di vita vissute con lui. E prendono il posto i ricordi di ciò che abbiamo fatto quel giorno, cosa abbiamo mangiato, cosa ci siamo detti. Ricordo il suo sguardo smarrito e deluso, come di chi non capisce perchè non venga creduto circa le minacce subite. Rimbomba nella mia testa la sua voce mentre mi dice che lo hanno minacciato giurandogli che lui al 20 gennaio non ci sarebbe arrivato…“, ha scritto l’ex presidente della Commissione Antimafia dell’Unione Europea.

Le indagini pericolose di Beppe Alfano

Beppe Alfano indagava sui rapporti tra mafia, politica, massoneria e servizi deviati e sulla presenza di Nitto Santapaola a Barcellona Pozzo di Gotto. Della morte di Alfano si conoscono sia l’autore materiale, sia il capo mafia “locale” che ne avrebbe ordinato l’uccisione. Ma è ancora buio pesto sui mandati occulti. L’ex presidente della commissione antimafia UE disegna scenari inquietanti sullo scenario che ha portato all’omicidio di suo padre.
“Una volta si chiamava terzo livello – attacca Alfano – oggi devo dire che esistono ancora zone d’ombra, con pezzi delle istituzioni coinvolte”.

“Vogliamo giustizia, nessuno avrà più tregua”

“Io non ho potuto fare nulla, se non battermi per ridargli dignità, per ottenere giustizia e per far si che la sua morte non sia vana. Il dovere ovvio di una figlia verso un padre, anche se molto limitato rispetto a ciò che lui avrebbe fatto per me. E allora, poiché sì diventa forti soprattutto soffrendo, nonostante in queste ore nella mia testa si alternino solo ed esclusivamente le immagini del suo viso bellissimo devastato dai proiettili, la relazione autoptica con l’analitica descrizione della sua sofferenza, io oggi tra le lacrime che sanno non finire mai e scorrere come un oceano nell’anima, voglio rinnovare il mio giuramento a mio padre: nessuno, e sottolineo nessuno, avrà più tregua; ti giuro che la mia vita sarà lo strumento per rendere unica la tua memoria e vivrai più forte e nitido che mai, in me”, conclude Sonia Alfano.

Il ricordo di Giorgia Meloni

Anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricordato Beppe Alfano. “La sua incrollabile dedizione all’indagine giornalistica e la sua integrità intellettuale hanno lasciato un segno indelebile. Non vogliamo dimenticare il lavoro e il coraggio di tanti uomini coraggiosi come lui che hanno combattuto per la verità”, ha scritto la Premier sui social.

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