I beni del Comune di Palermo messi a disposizione per rimpinguare le casse di Palazzo delle Aquile. Sala delle Lapidi dà il proprio via libera al piano delle alineazioni 2023-25. A poco più di sei mesi dall’ok al precedente atto, che sbloccò il passaggio del mercato ittico all’Autorità Portuale, il Consiglio Comunale concede il semaforo verde ad una delle delibere propedeutiche al bilancio di previsione 2023-25, da approvare entro fine mese, così come previsto dalla proroga concessa a livello nazionale. L’atto è stato votato questa mattina a maggioranza dei presenti. Nessun contrario. Astenuti i gruppi d’opposizione, che hanno espresso il loro dissenso in merito al mancato coinvolgimento delle Circoscrizioni. Fatto che, a loro dire, conferma un mancato sviluppo di quel decentramento politico di cui si è discusso molto nella scorsa campagna elettorale.
Piano delle alineazioni, cosa prevede
L’atto ha come obiettivo il “mantenimento, il recupero e la valorizzazione dei beni” con l’introduzione di servizi a beneficio della comunità cittadina e la dismissioni di alcuni beni individuati nell’atto. All’interno della delibera sono previsti tutti una serie di istituti giuridici a cui fare riferimento: alienazioni, concessioni in uso, locazioni, partenariato pubblico-privato. Si vuole mettere a reddito il patrimonio e dismettere gli immobili, commerciali e abitativi, che non sono rilevanti per le finalità istituzionali. L’obiettivo appare chiaro: fare cassa per finanziare il prossimo bilancio e per potere avere qualche margine di manovra in più in vista del piano di riequilibrio.
Nell’elenco delle alienazioni rientrano 2.626 alloggi di edilizia residenziale pubblica (case popolari). Fanno parte del patrimonio comunale, tra gli altri, 29 chioschi, 16 palazzi storici, 18 impianti sportivi, 4 scuole e 374 fra magazzini e depositi. L’amministrazione ha contattato una società di gestione del risparmio controllata dal ministero dell’Economia, già utilizzata da altri Comuni come Milano, Bologna e Napoli nella valorizzazione di beni. Tra gli immobili coinvolti ci sono la Chimica Arenella e il Mattatoio. Il piano prevede anche il trasferimento delle scenografie del Teatro Massimo dall’attuale locazione, che si trova in viale Regione Siciliana, verso un magazzino confiscato permettendo di risparmiare il canone attualmente pagato, che ammonta a circa 342.000 euro. Non rientrano più nel piano di alienazione Palazzo Barone di via Lincoln, da destinare a scopi istituzionali, l’edificio San Basilio e il palazzo delle ex Artigianelle.
Per l’assessore al Patrimonio Andrea Mineo, che ha predisposto la delibera, “è un piano che permette di valorizzare aree e immobili storici. La delibera non è solo finalizzata al riequilibrio di bilancio. Siamo soddisfatti che sia stata approvata in tempi record anche con l’accoglimento di un emendamento presentato dalla minoranza”.
Critiche dalle opposizioni
Gruppi d’opposizione che però non ci stanno. Gli esponenti di Azione, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Progetto Palermo e Gruppo Misto hanno sottoscritto una nota congiunta nella quale lamentano il mancato rispetto del regolamento sul decentramento, con particolare riferimento all’articolo 19. “Abbiamo ritenuto opportuno far notare all’aula che, ai sensi del predetto regolamento, il Consiglio Comunale avrebbe dovuto, o comunque potuto decidere di chiedere il parere ai consigli circoscrizionali. Questa opportunità politica è stata negata dalla maggioranza la quale ha deciso, nonostante le richieste in tal senso delle opposizioni, di procedere alla votazione dell’atto ancora una volta mortificando il ruolo delle circoscrizioni e dei consigli circoscrizionali”.
Parole a cui è seguita una seconda nota, nel pomeriggio, integrativa della precedente e dedicata al tema dell’emergenza abitativa. “Il Comune non pensi di vendere gli immobili solo per fare cassa. Il piano delle alienazioni e delle valorizzazioni esitato oggi dal Consiglio Comunale desta non poche preoccupazioni, sulle quali abbiamo posto l’attenzione in aula. Molti degli immobili che si intende “valorizzare”, di cui quindi si intende valutare la vendita o un altro non specificato uso, sono, attualmente, utilizzati a scopo abitativo. Si tratta di casi occupazioni molto risalenti, che insistono in edifici pubblici in disuso, spesso recuperati dagli stessi occupanti che sono persone nella maggior parte in attesa da decenni nelle graduatorie in attesa di una casa. Su questo abbiamo chiesto certezze e su tutto vigileremo con attenzione”.
Un tema delicato, sollevato in aula dall’esponente di Progetto Palermo Mariangela Di Gangi. “Se sono chiare le esigenze di bilancio di un Comune in procedura di riequilibrio – proseguono i consiglieri d’opposizione -, non è accettabile che anche nella gestione del patrimonio non trovino spazio le esigenze sociali di una città che ha invece necessità di investire su servizi e strutture di prossimità. Un’amministrazione attenta alla propria città, infatti, non può che privilegiare una gestione del patrimonio per costituire opportunità di nuovi servizi sul territorio a favore delle realtà di quartiere e alle attività di pubblico interesse. Non consentiremo dunque che, sotto l’egida del risanare i conti, vengano spostati e non risolti i problemi, in primis quelli relativi alla crescente emergenza e precarietà abitativa”.
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