“Il popolo elegge il sindaco e solo il popolo può mandarlo a casa”. Ne sono convinti i deputati della Lista Musumeci, che hanno presentato oggi alla stampa un disegno di legge che modifica l’attuale disciplina sulla rimozione dei sindaci.
“La nostra proposta – spiegano i deputati Nello Musumeci, Gino Ioppolo e Santi Formica – vuole innovare il delicato sistema di rapporti tra corpo elettorale, associazioni e partiti politici, attraverso una più coerente articolazione delle modalità che regolano il principio di responsabilità politica e il rapporto fiduciario tra eletti ed elettori”.
Con la legge regionale n.35 del 15 settembre 1997 è stata istituita la mozione di sfiducia: il sindaco viene rimosso in seguito all’approvazione della mozione da almeno 2/5 componenti del consiglio comunale e votata favorevolmente da almeno il 60 per cento dei consiglieri. Successivi interventi legislativi hanno elevato la soglia della maggioranza qualificata, necessaria per l’approvazione della mozione di sfiducia ed oggi essa è pari ai 2/3 dei componenti dell’assemblea civica.
“Vogliamo, con questo disegno di legge – spiegano ancora i deputati – restituire dignità al ruolo del primo cittadino e dello stesso consiglio comunale, al quale rimangono comunque affidati i compiti di proporre la rimozione e quelli d’indirizzo e di controllo dell’organo di governo”.
La proposta prevede che se il consiglio, a maggioranza assoluta, valuta l’esistenza di gravi inadempienze da parte del sindaco, può promuovere, una sola volta nei cinque anni, la consultazione elettorale sulla rimozione del primo cittadino. La consultazione non è valida se non vi ha preso parte almeno la metà più uno del numero degli elettori che hanno partecipato all’ultima elezione amministrativa in quel Comune. L’accoglimento della proposta da parte degli elettori determina la decadenza del sindaco e il mantenimento del consiglio; se il corpo elettorale si esprime in maniera contraria, è il consiglio che decade mentre il sindaco resta in carica.
“L’attuale legge – spiegano i deputati del Gruppo Musumeci – determina instabilità amministrativa, espone il sindaco ad un costante e pericoloso condizionamento (e qualche volta anche al ricatto) degli apparati e dei singoli gruppi di pressione politica, ed alimenta un eccessivo e sospetto passaggio di consiglieri da uno schieramento all’altro. In questa situazione un sindaco non può programmare, non ha la serenità per governare, perde autorevolezza e vive costantemente sotto la minaccia della sfiducia. Se un sindaco si rivela incapace e dannoso è giusto che lasci, ma deve essere il popolo a decidere, su proposta del civico consesso. Altrimenti l’elezione diretta resta solo una presa in giro.”