Venne inizialmente fatto fuori dal concorso perché ritenuto grasso. Ma in realtà i parametri che erano stati rilevati della massa corporea erano errati. Dopo ben 5 anni si definisce un braccio di ferro tra un poliziotto di Bagheria, nel Palermitano, e il ministero della Giustizia. Quell’esclusione sarebbe stata erronea e dopo il Tar lo conferma anche il Consiglio di Stato.
I giudici del Consiglio di Stato hanno respinto il ricorso del ministero della Giustizia e confermata l’assunzione di un poliziotto bagherese escluso dal concorso per il peso. Si conclude in appello un procedimento che ha visto l’agente di polizia avere riconosciuto le proprie legittime rivendicazioni e continuare ad indossare la divisa. Il poliziotto assistito dagli avvocati Francesco Leone, Simona Fell e Raimonda Riolo.
Era il 2018 e il giovane di Bagheria partecipò al concorso in polizia da cui però venne escluso dalle prove psicofisiche. All’epoca la motivazione fu quella che non rientrasse “nei parametri fisici previsti per massa grassa”. Le misurazioni, in sede concorsuale, però non erano state effettuate in maniera corretta. Il suo indice di massa corporea risultava errato, tanto da compromettere l’intero iter concorsuale. Non ritenendo corrette le misurazioni, il giovane si è rivolto ai legali per essere nuovamente inserito tra quanti avevano superato le visite.
I giudici del Tar hanno accolto il ricorso e chiesta anche l’assunzione. Contro la decisione dei giudici di primo grado, anche se il poliziotto era già in servizio, il ministero ha presentato appello. “E’ stato dimostrato nei due gradi di giudizio che vi era stata un’errata valutazione medica e che dunque l’esclusione era illegittima – dicono gli avvocati -. In ogni caso, non può esserci alcun tipo di esigenza cautelare che possa prevalere sul suo interesse a lavorare. Lavoro che in questi anni ha svolto anche in maniera lodevole”. Il Consiglio di Stato mette un punto alla vicenda, rigettando la richiesta del ministero e confermando il poliziotto in servizio.