Protesta degli ex Pip di Palermo e provincia. Dalla Regione i lavoratori sono in attesa di notizie sul loro futuro e sulla loro ricollocazione, prevista da una norma approvata all’Ars nei mesi scorsi.
Ma le risorse destinate al bacino dei 3 mila ex Pip di Palermo e provincia potrebbero essere ridotte da 31 a 26 milioni di euro.
Ecco perché questa mattina i sindacati hanno organizzato un sit-in davanti alla sede dell’assessorato al Bilancio in via Notarbartolo.
“Pensavamo che il 3 agosto avessimo messo un punto sulla vertenza – commenta Mimma Calabrò, segretario generale Fist Cisl Sicilia -. Pur essendoci una legge che riconosce il diritto a questi lavoratori di essere ricollocati nei luoghi della Regione dove svolgono servizi importanti, come ospedali, scuole o assessorati, ad oggi non hanno neppure un euro di contribuzione previdenziale versato”.
Il segretario generale della Fist Cisl Sicilia prosegue “Chiediamo ai vertici della Regione di definire un percorso affinché possano avere, attraverso l’inserimento nelle partecipate, la dignità lavorativa che a loro compete”.
Si teme che i fondi previsti possano essere tagliati. “Mi auguro che i 31 milioni non siano ridotti, anche perché andrebbero in realtà incrementati – aggiunge la sindacalista -. Giovedì prossimo avremo un incontro con gli assessori competenti e il presidente Schifani per mettere in campo le azioni possibili per l’attuazione di una norma dedicata a questi lavoratori”.
Gli ex pip protestarono a Palermo anche a fine novembre scorso chiedendo certezze sul loro futuro lavorativo. Ad ottobre, dopo anni di battaglie, rinnovi, e leggi regionali impugnate davanti la Corte Costituzionale, è passata indenne dal controllo del Consiglio dei ministri l’ultima manovra del governo Musumeci.
A spiegare i motivi di apprensione dei lavoratori è Mimma Calabrò della Cisl: “Pensavamo di aver sotterrato l’ascia di guerra ma ad oggi purtroppo posso dire che la vertenza dei Pip ci tiene sempre con il fiato sospeso. La norma ci ha dato ragione e ormai parliamo della ricollocazione dei lavoratori. Manca purtroppo ancora la parte burocratico-organizzativa per definire il tutto. Io ritengo che non si possa perdere tempo. Nessuno, né le istituzioni né la politica, può pensare che debbano passare altri 22 anni, perché non ci sono questi tempi. Entro il 31 dicembre la partita va chiusa”.
Prosegue Calabrò: “A tutt’oggi si lamentano una serie di problematiche e criticità. Quello che dovrebbe essere teoricamente naturale, come il pagamento del sussidio in maniera regolare, così come il pagamento degli assegni del coniuge, per i Pip è sempre una cosa impossibile che va conquistata giorno dopo giorno, facendo battaglie.
Oggi c’è un tavolo molto delicato: a questo tavolo chiederemo di mettere un punto a questa deriva.
Nel contempo chiederemo e pretenderemo di avere rassicurazioni sul fatto che al 31 dicembre tutta la parte organizzativa venga definita, perché non voglio minimamente pensare che l’1 gennaio, quando già il personale dovrebbe essere ricollocato, si debba ancora parlare di tavoli e tavolini”.
Infine un’amara osservazione-battuta: “Nessuno di noi fa il falegname. Siamo persone che andiamo a un tavolo per contrattare, per definire percorsi per i lavoratori e mi auguro che quello di oggi possa essere un tavolo definitivo”.