Sei cavalle rubate in Contrada Sant’Onofrio, tra Altavilla Milicia e Trabia. E’ questa l’ipotesi più probabile per quanto avvenuto nella notte del tre gennaio scorso. Un furto che ha gettato nello sconforto Roberto Riolo, proprietario degli animali, e la sua famiglia.
Le avevano viste nascere, non erano state comprate. La fine più probabile che potrebbero avere fatto, aumenta il dolore.
“Quei cavalli – riferisce Roberto Riolo – molto probabilmente sono stati macellati”.
In zona vi sono stati altri furti e le voci che ricorrono sembrano additare il comprensorio locale. Trabia e Termini Imerese dove, presso il locale Comando dei Carabinieri, è stata presentata una denuncia.
Van adibiti al trasporto o un anonimo camion che, in tutta comodità, ha raggiunto il pascolo invernale. Un’area protetta il cui ingresso ha rivelato la maniglia della recinzione aperta verso l’interno. Un fatto che avvalora l’ipotesi del furto. “Ho cercato i cavalli per giorni – afferma Roberto Riolo – Le tracce scompaiono all’improvviso. Inizialmente ho sperato in una fuga, magari un cacciatore che aveva lasciato aperta la recinzione, ma a distanza di giorni sono ormai sempre più rassegnato. Non vi sono tracce, ad esempio lo sterco. In aggiunta a ciò sono rimasti i puledri ancora da domare. In altri termini sono scomparsi i cavalli facili da trasportare. Anche per questo penso ad un furto”.
L’abigeto è purtroppo un reato ancora molto diffuso nelle zone di campagna. L’ipotesi macellazione rimane quella più probabile. Tutte le cavalle, infatti, erano microchippate, dunque difficili da vendere in nero. Un gruppo, pertanto pericoloso da nascondere per diverso tempo. “Ne sono sempre più convinto – aggiunte Riolo – potrebbero già essere state macellate”.
Animali di età compresa tra sei e dodici anni, già adatti alle escursioni e particolarmente docili di carattere. Baaria, la preferita dal sig. Riolo, Taormina, coccolata dalla moglie e poi ancora Cirasa, Erice, Enna. Quattro dei cinque animali erano inseriti nel progetto per la rifondazione del cavallo siciliano. Dei biomusei viventi che rischiano ora di finire nel piatto di qualcuno. “E’ andato via un patrimonio, soprattutto affettivo, per colpa di gente senza scrupoli – aggiunge Riolo – Un cavallo impiega almeno quattro anni per maturare. Potevano ancora dare molto ma la cosa che mi rattrista di più è la loro scomparsa e il pensiero ricorrente della macellazione. Li avevamo messi a disposizione delle scuole, per l’ippoterapia. Numerosi bambini, specie della scuola di Porticello e Ficarazzi sono stati felici di averle conosciute, il tutto in una zona della Sicilia molto bella. Purtroppo, però, non lo sono sempre le persone”.
Nonostante siano passati alcuni giorni, il Sig. Riolo e la sua famiglia non si rassegnano. Le foto dei cavalli sono state fatte girare. In molti hanno inviato segnalazioni ed in qualche caso delle fotografie. Nessuna, però, si è rivelata utile. La speranza è che quanto finora supposto, non sia vero. “Rimane ancora un dieci per cento di speranza – afferma con voce ancora non completamente rassegnata Riolo – Mi auguro di poterle rivedere“.