Ennesima perquisizione in casa dell’ex numero due del Sisde Bruno Contrada. La pg di Reggio Calabria, che indaga sugli attentati ad alcuni carabinieri avvenuti nel ’94 in Calabria, si è presentata nell’abitazione di Contrada sostenendo di dover proseguire la perquisizione disposta mercoledì scorso. Gli agenti, che non avevano delega né decreto di perquisizione, hanno anche sostenuto di dover assumere la testimonianza dell’ex 007. Sono stati allontanati dal legale di Contrada, l’avvocato Stefano Giordano.
L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ipotizza un patto tra mafia e ‘ndrangheta nell’attacco sferrato allo Stato, tra il 1993 ed il 1994, in quella che fu definita la stagione delle “stragi continentali” con gli attentati di Firenze, Milano e Roma. Nell’ambito dell’indagine sono state notificate, mercoledì scorso, due ordinanze di custodia cautelare al boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e a Rocco Santo Filippone, legato alla potente cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro.
L’attenzione degli investigatori sull’ex numero due del Sisde, che recentemente si è visto revocare dalla Cassazione la condanna a dieci anni per concorso in associazione mafiosa, nasce dai suoi presunti legali con Giovanni Aiello, ex agente di polizia ritenuto vicino ai Servizi, noto come “faccia da mostro”. Un personaggio più volte entrato nelle indagini su casi irrisolti aperte dalla Procura di Palermo e ora finito nell’inchiesta di Reggio Calabria. Aiello è indagato per avere indotto a mentire ai pm un ex capitano dei carabinieri poi condannato per favoreggiamento alla ‘ndrangheta. Nel corso della perquisizione di stamattina, la pg ha chiesto a Contrada di consegnare alcune agende e documenti. E ha tentato di interrogarlo. Solo l’intervento del suo legale ha interrotto la “visita” della polizia reggina.
“Oggi si sono verificate gravi violazioni di legge e sono stati inviati segnali inquietanti. La polizia di Reggio Calabria ha provato a sentire come testimone Contrada senza che a questi fosse notificato l’invito a comparire e senza delega scritta da parte dell’autorità giudiziaria. L’interrogatorio è stato fatto a sorpresa alle 8 di mattina”. Lo dice Stefano Giordano, legale di Bruno Contrada. “Al mio arrivo, quando ho contestato le violazioni commesse – ha aggiunto Giordano – gli agenti si sono rifiutati di allontanarsi. Tanto che ho dovuto chiamare i carabinieri. Solo dopo 40 minuti i poliziotti si sono allontanati”. “Quando sono arrivati i carabinieri – ha concluso – hanno raccolto le nostre dichiarazioni. Valuteremo ora le denunce da effettuare all’autorità giudiziaria e a quella disciplinare”.
Secca la replica della Questura di Reggio Calabria : “Quella che si sarebbe dovuta svolgere stamattina a Palermo era soltanto un’attività di verifica e di approfondimento, su delega della Dda di Reggio Calabria, connessa alle indagini condotte nei giorni scorsi sulla ‘ndrangheta stragista”. “Non c’é stata alcuna perquisizione – si aggiunge – in casa di Bruno Contrada, nè c’era alcuna intenzione di farla”.