Dopo l’inchiesta sul “carrozzone” Ast, ora si chiede il processo per gli indagati. L’inchiesta aveva portato all’arresto del direttore generale Fiduccia ma sotto accusa, tra i 14 indagati, si sono anche l’ex presidente Tafuri e altri 6 funzionari.
Il carrozzone della Regione e l’inchiesta
E’ un vero e proprio investimento a perdere quello dell’azienda di trasporti in mano alla regione Siciliane tra sprechi, assunzioni sospette e favori. Questo quanto sostiene la procura che adesso chiede che gli indagati vengano processati dopo il blitz del febbraio scorso. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Andrea Fusco, ha portato Fiduccia ai domiciliari. Turbativa d’asta, corruzione e falso le accuse mosse nei suoi confronti.
In tutto 14 indagati
Per altre contestazioni è scattata la sospensione per Gaetano Tafuri ex presidente Ast ma nel registro degli indagati ci sono anche i nomi del revisore Felice Genovese e del componente dell’ufficio legale Giuseppe Carollo. Per i 14 indagati la procura si prepara a chiedere il rinvio a giudizio dopo aver terminato l’indagine. L’inchiesta è nata dopo la denuncia di due funzionari dell’azienda partecipata della Regione, Sergio Lo Cascio e Giuseppe Terrano. Poi sono state avviate le intercettazioni dalla Guardia di finanza che ha svelato il sistema in atto all’interno dell’azienda che sarebbe stato caratterizzato da una rete di raccomandazioni e favori. Secondo gli investigatori, il direttore dell’Ast sarebbe stato un esecutore di ordini che arrivavano dall’alto, dalla politica. Nell’ultimo periodo sembrava quasi imbarazzato dalla mole di assunzioni inutili che stavano avvenendo. “Stiamo addiventando assai”.
Le assunzioni e i costi esorbitanti
Ma chi dava i nomi per le assunzioni? Fiduccia non lo ha detto nel corso dell’interrogatorio. “Vorrei evitare di dare nomi – ha detto ai magistrati – chiedeteli a loro, non mi mettete in difficoltà”. Non solo assunzioni ma anche costi esorbitanti per pagare servizi ai passeggeri. Ad esempio l’acquisto dei 650 Pos per pagare i biglietti sulle vetture sarebbe costato alle casse dell’azienda ben 55 mila euro. Le custodie per i Pos costarono circa 13 mila euro. “Tutte somme non dovute”, accusa la procura. Ma spuntano anche 338 mila euro di somme non dovute alla “Officine del turismo”, che, almeno quanto sostengono gli investigatori, avrebbe promesso l’assunzione della figlia e di un nipote di Fiduccia.
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