Palermo

Assolto in appello Antonio Ingroia dall’accusa di peculato

L’ex pm Antonio Ingroia è stato assolto in appello dall’accusa di peculato per il rimborso delle spese di vitto e alloggio e per la riscossione di indennità di risultato quanto era stato nominato dall’ex presidente della Regione Rosario Crocetta quale liquidatore della società a capitale interamente pubblico di Sicilia e Servizi.

In primo grado l’ex magistrato era stato condannato a un anno e dieci mesi pena sospesa. Difeso dagli avvocati Enrico Sorgi e Mario Serio già in primo grado era stato assolto dal capo  a quello dell’indennità di risultato e condannato per il rimborso delle spese di vitto e alloggio.

Gli erano stati contestati dalla procura un’indennità di risultato pari a 117 mila euro e oltre 10 mila euro di spese e 7 per l’alloggio in albergo. Adesso è stata revocata la condanna inflitta in primo grado per peculato per rimborso spese di vitto e alloggio e riconosciuta l’insussistenza del fatto per il peculato per riscossione di indennità di risultato, rispetto a  cui in primo grado l’assoluzione era stata pronunciata con la formula perché il fatto non costituisce reato mancanza di dolo.

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L’ex pm Ingroia, giustizia è fatta

“Ci sono voluti sette anni ma alla fine giustizia è fatta. E’ stato riconosciuto che il mio lavoro in Sicilia e-Servizi è stato corretto e ha fatto risparmiare milioni di euro ai contribuenti siciliani. Ho ridotto le spese di quel carrozzone da qualche centinaio di milioni di euro a sette milioni. Ho presentato denunce sugli sperperi degli anni passati, ma anziché perseguire quei filoni sono finito io sotto accusa in fondo per inezie rispetto allo sperpero degli anni passati”.
E’ quanto afferma Antonio Ingroia, ex pm della procura di Palermo, adesso avvocato, assolto dall’accusa di peculato durante il suo mandato di commissario liquidatore di Sicilia e Servizi.
“Alla fine la giustizia ha trionfato – aggiunge Ingroia – Sono stati sette lunghi anni in cui sono stato oggetto di sciacallaggio politico mediatico, ma alla fine la verità è emersa grazie ad un’istruttoria approfondita fatta dai giudici della corte d’appello di Palermo”.
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