Il concorso era durato tre anni. Lo avevano vinto, ma siccome nel frattempo avevano avuto la “colpa” di avere trovato un lavoro, erano stati esclusi dalla graduatoria perché secondo l’Asp di Palermo avevano perso uno dei requisiti che era la disoccupazione.
I giudici del Tar del capoluogo siciliano ha annullato l’esclusione di due disabili dal concorso per quattro posti di collaboratore amministrativo professionale (categoria D), riservato ai disabili in stato di disoccupazione, bandito nell’ottobre del 2018 dall’Asp di Palermo e conclusosi nel dicembre del 2021.
I due aspiranti dipendenti, assistiti dagli avvocati Luigi Raimondi e Carmelo Neri, si erano classificati al secondo ed al terzo posto al concorso ma erano stati esclusi dall’azienda sanitaria.
Il Tar accoglie il ricorso, le motivazioni
La seconde sezione del Tar, presieduta da Giuseppe La Greca, relatore Fabrizio Giallombardo ha accolto il ricorso affermando che “dove l’amministrazione resistente avesse voluto stabilire, come ha sostenuto nelle proprie difese, che tale requisito originario fosse stato necessario per l’intera durata della procedura concorsuale, avrebbe dovuto espressamente prevederlo nel bando”.
In base alla legge sul collocamento dei disabili non emerge, infatti, un obbligo per l’amministrazione procedente di imporre, quale requisito di partecipazione a un concorso, il perdurare all’infinito dell’iscrizione all’elenco dei disoccupati. Una simile interpretazione colliderebbe inevitabilmente con la finalità dichiarata della stessa legge, che è quella della promozione dell’inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato.
Gli avvocati Raimondi e Neri esprimono piena soddisfazione per la sentenza, che affronta una questione nuova in giurisprudenza, riconoscendo tutela ai loro clienti, i quali, nei tre anni intercorrenti tra la presentazione della domanda e la pubblicazione della graduatoria di merito, avevano trovato lavoro in comuni assai lontani dalla loro residenza, costringendosi a faticosi spostamenti, incompatibili con il proprio stato di salute.
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