Capolavori perduti e ritrovati. Rinascono a Palermo sette grandi opere realizzate tra il XVII secolo e il Novecento di cui non esistono più gli originali perché distrutti, bombardati o rubati. Ora riaffiorano dal mistero e si possono ammirare in una sala di palazzo Abatellis dove resteranno in mostra fino all’8 dicembre.
Sono naturalmente copie realizzate dalla Factum Arte con la tecnica digitale della “ri-materializzazione”: la stessa che ha fatto rinascere la Natività del Caravaggio, rubata 50 anni fa all’Oratorio di San Lorenzo a Palermo.
L’operazione è stata curata da Sky Arte che su ogni capolavoro ha realizzato anche un documentario. “Questo percorso è cominciato a Palermo con la riproduzione del Caravaggio e da Palermo parte la mostra sui sette capolavori”, ha detto Roberto Pisoni, direttore di Sky Arte.
L’esposizione, inserita tra gli eventi delle “Vie dei tesori”, è stata voluta dall’associazione degli Amici dei musei siciliani presieduta da Bernardo Tortorici di Raffadali in occasione del mezzo secolo dal furto della Natività.
Le opere perdute per i motivi più disparati sono “Medicina” di Gustav Klimt bruciato dalle SS nel castello di Immendorf, in Austria, nel 1945; il “Concerto a tre” di Jan Vermeer rubato all’Isabella Stewart-Gardner Museum di Boston nel 1990; il ritratto di Winston Churchill realizzato da Graham Sutherland nel 1954. Fu distrutto dalla moglie dello statista a cui il dipinto non piaceva perché ne sottolineava il decadimento fisico durante il suo secondo mandato.
In mostra sono anche le riproduzione di “Ninfee” di Claude Monet distrutto in un incendio al MoMA di New York nel 1958 e “La Torre dei Cavalli Azzurri” di Franz Marc rimosso dai nazisti dalla National Gallery di Berlino. Finito a casa di Hermann Goering, è scomparso alla fine della guerra.
Il “Vaso con cinque girasoli” di Vincent Van Gogh del 1888 è andato invece distrutto nel bombardamento di Osaka: era nella casa di un collezionista giapponese. L’ultimo capolavoro in mostra a Palermo è infine “Myrto” di Tamara de Lempicka. Rubato da un ufficiale nazista a Parigi nel 1943, non è stato più ritrovato. Per riprodurre tutti questi capolavori sono state utilizzate le tracce disponibili (foto, illustrazioni, resti dell’opera, come nel caso delle “Ninfee”). I tratti delle pennellate sono stati poi riprodotti da stampanti tridimensionali.
Presente all’inaugurazione della mostra, che ha avuto luogo ieri, anche il governatore Musumeci.
“Siamo onorati – ha detto – di poter ospitare in Sicilia, a Palermo, l’esito di un impegno culturale ma anche tecnologico e scientifico che restituisce alla memoria una delle pagine più indegne purtroppo della moderna civiltà, quella di sottrarre alla pubblica fruizione e al patrimonio di tutti opere d’arte di inestimabile valore. E’ importante questo contributo di Sky e di chi ha realizzato il 3D e sono convinto che noi abbiamo bisogno in Sicilia di procedere alla riqualificazione degli spazi museali molti dei quali non sono assolutamente adeguati nei sistemi di sicurezza e soprattutto hanno un cattivo ‘odore’ di stantio e di muffa”.
“I musei – ha concluso il presidente della Regione siciliana – come diceva il compianto Tusa, devono essere soprattutto un luogo di aggregazione, un luogo d’incontro in cui magari prendere un caffè e parlare di quello che ci circonda perché un museo avulso dalla realtà in cui si trova è come se fosse una realtà assolutamente autonoma e non è così. Il museo è sintesi della identità di un territorio“.
Commenta con Facebook