L’arresto del neo deputato siciliano Cateno De Luca è “l’ennesima dimostrazione che gli strumenti di cui disponiamo per tutelare l’elettorato attivo e passivo nel nostro Paese sono insufficienti. Non solo per i tempi lasciati a disposizione delle commissioni elettorali per valutare la regolarità della situazione giuridica dei candidati, in base alle leggi, e in particolare alla legge Severino. Ma forse esiste anche una contraddizione all’interno della stessa legge per la distinzione tra incandidabilità ed ineleggibilità”.
È l‘allarme della presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi per la quale “è evidente che chi è candidabile ma non eleggibile comunque droga il risultato delle elezioni, perché il consenso raccolto, anche nel caso in cui la persona di fatto ineleggibile non venisse eletta, interviene ad alterare il risultato”.
“Questi sono tutti aspetti sui quali la nostra Commissione interviene da tempo e ha già da tempo segnalato. Il legislatore deve intervenire”, ha detto Bindi rispondendo a una domanda a margine di un incontro alla Fondazione Luigi Sturzo.
Sullo specifico fatto dell’arresto di Cateno de Luca, poi, la Bindi è tranciante “Questo è un fatto gravissimo ma non è il primo, auguriamoci che possa essere uno degli ultimi”.
“De Luca era uno dei nomi segnalati alla Commissione Antimafia che non ha fatto in tempo a predisporre il proprio rapporto prima del voto “L’esito della mostra inchiesta sarà reso noto non appena completato. Quello di Cateno De Luca – ha confermato la Bindi – era un nome non solo segnalatoci dal candidato Cancelleri, ma anche dalla prefettura e dalla procura competente. È l’ennesima dimostrazione che gli strumenti di cui disponiamo per tutelare l’elettorato attivo e passivo nel nostro Paese sono insufficienti”.
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