Annullato l’arresto del boss Massimo Mulè, ritenuto uomo di vertice del mandamento di Palermo Centro. Il tribunale del riesame di Palermo, presieduto da Giangaspare Camerini, ha revocato la misura cautelare in carcere. Mulè venne arrestato nell’ambito dell’operazione “Vincolo” dello scorso 17 luglio. Il provvedimento è stato emesso per “carenza di gravi indizi di colpevolezza”. L’indagato, che secondo la Procura avrebbe gestito la piazza di spaccio di Ballarò, resta comunque in cella perché detenuto per altro. I giudici hanno accolto le tesi degli avvocati Giovanni Castronovo e Valentina Clementi, che assistono Mulè.
Le accuse
Le accuse contro di lui sono basate su una serie di intercettazioni in cui si fa riferimento a “u nicu” o “iddu”. Mulè sarebbe stato deputato a dare l’autorizzazione per poter spacciare non solo tra i vicoli di Ballarò, ma anche della Vucciria. I difensori dell’indagato hanno sostenuto però che il nome di Mulè però non verrebbe mai pronunciato. Quindi, a loro dire, l’ipotesi che quei soprannomi fossero attribuibili a lui non sarebbe sostenuta da prove sufficienti. Secondo gli avvocati l’identificazione dell’indagato con questi nomignoli era frutto di congetture investigative, non basate su gravi indizi. Da qui l’ordinanza di annullamento del titolo cautelare.
L’operazione chiamata vincolo
L’operazione “Vincolo” rappresenta la prosecuzione di indagini su uno dei mandamenti che ha avuto un ruolo centrale in cosa nostra. Le indagini sono scaturite dal fermo sull’omicidio di Giuseppe Incontrera del 5 luglio dello scorso anno, sulle operazioni “Vento” e “Vento” 2 del luglio dello scorso anno. Ancora delle operazioni del dicembre del 2022 e del febbraio del 2023 “Centro” e “Centro 2”. Gli interessi dei presunti mafiosi coinvolti nell’inchiesta si concentravano sulle estorsioni e sullo spaccio di droga. Le indagini hanno consentito di ricostruire un’estorsione ai danni un imprenditore nel settore delle scommesse sportive e delineare la struttura dell’associazione. Quest’ultima era direttamente collegata al mandamento mafioso responsabile di un fiorente traffico di stupefacenti del tipo cocaina, eroina, hashish, marijuana e crack. Le sostanze stupefacenti sarebbero state commercializzate in varie piazze di spaccio, gestite direttamente da affiliati a cosa nostra, ubicate nel territorio del mandamento.
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